Il lavoro di Stefano Romani, operatore sociale e regista teatrale, rappresenta un esempio significativo di come il teatro possa diventare un potente strumento di espressione per le persone con disabilità. Le sue parole risuonano forti e chiare: “Le persone non capiscono quello che faccio. L’ultima cosa è fare il regista teatrale…”. Queste frasi, pronunciate durante i suoi spostamenti tra i laboratori di teatro, evidenziano l’impegno quotidiano che richiede pazienza, empatia e una profonda comprensione delle sfide affrontate da chi vive con disabilità, in particolare quelle affette da disturbi psichiatrici.
Un documentario che racconta una realtà
Il documentario “Indietro così!”, diretto da Antonio Morabito, si fa portavoce di questa realtà. Dopo il suo debutto alla Mostra del Cinema di Venezia, il film sarà proiettato al Cinema Farnese il 18 settembre alle 19, nell’ambito della rassegna “Venezia a Roma”. Non si tratta solo di un resoconto del lavoro di Romani, ma di un viaggio intenso nelle vite delle persone che partecipano ai suoi laboratori di teatro, situati in alcune delle zone più vulnerabili di Roma, come Tor Sapienza e San Lorenzo.
Il film, prodotto da Vertigo Film in collaborazione con la Cooperativa Sociale Oltre, offre uno sguardo profondo su come il teatro possa diventare un mezzo di espressione e liberazione per persone con disabilità. I laboratori socio-riabilitativi promossi dalla Cooperativa Oltre e dal progetto Proxima per l’autismo si trasformano in spazi sicuri dove gli individui possono condividere le loro storie, i loro sogni e le loro paure. Attraverso l’arte, i partecipanti riescono a esplorare tematiche difficili, come:
- Il lutto
- L’abbandono
- Le esperienze di violenza
Storie di vita e connessione umana
Nel corso del documentario, il pubblico incontra vari protagonisti, tra cui Daniele, Benedetta, Cinzia, Mario, Marco, Rosaria, Elisabetta, Luigi e Alessandra. Ognuno di loro porta con sé un bagaglio di esperienze uniche. I momenti di prova e di esercizio diventano occasioni di condivisione e confronto, alla ricerca di una connessione umana che trascende le barriere della disabilità. L’atmosfera è caratterizzata da risate, riflessioni profonde e momenti di intensa vulnerabilità. Uno degli esercizi più toccanti è quello della sedia vuota, in cui i partecipanti possono rivolgersi a una persona assente, affrontando così i loro traumi e il loro dolore.
La leggerezza e l’empatia di Romani emergono in ogni interazione. Grazie a battute quotidiane e dialoghi che spaziano da argomenti banali a questioni più profonde, riesce a creare un ambiente in cui i partecipanti si sentono liberi di esprimersi. Tuttavia, il film non ignora le difficoltà strutturali e le mancanze del sistema. Carla Parsi, collega di Romani e curatrice di laboratori creativi, sottolinea le sfide del settore: “Questo settore non è da investimenti, non risponde alle esigenze di questi ragazzi…”.
Un messaggio di speranza e inclusione
Questa affermazione mette in luce un aspetto cruciale: la disabilità è spesso relegata a una condizione di mera visibilità, senza un reale impegno per migliorare le condizioni di vita delle persone coinvolte. La fatica di Romani e della sua squadra si scontra con un contesto che, pur volendo apparire inclusivo, si dimostra spesso superficiale e poco accogliente. La lotta per il riconoscimento e il rispetto dei diritti delle persone con disabilità è una battaglia quotidiana.
Il documentario di Morabito riesce a restituire la complessità di queste esperienze, mostrando come il teatro possa fungere da strumento di resistenza e trasformazione. “Indietro così!” non è solo un racconto di vita, ma una dichiarazione di intenti che invita a riflettere su cosa significhi realmente “includere” e “accettare”. In un mondo che tende a emarginare, il lavoro di Stefano Romani e dei suoi collaboratori rappresenta una luce di speranza e un modello da seguire.
Attraverso il teatro integrato, viene offerta una nuova prospettiva sulla disabilità, che non è solo una condizione da accettare, ma una ricchezza da valorizzare e celebrare. Il documentario ci spinge a guardare oltre le apparenze, a scoprire le storie che si celano dietro le etichette e a riconoscere la dignità di ogni persona, indipendentemente dalle sue difficoltà. “Indietro così!” è un invito a riflettere su come possiamo tutti contribuire a costruire una società più inclusiva, dove ogni voce possa essere ascoltata e ogni storia possa trovare il suo posto sulla scena.