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Categories: Spettacolo

Dalla biografia di Stefania Albertani al film ‘Elisa’: un viaggio tra arte e narrazione

La storia di Stefania Albertani è una vicenda che ha profondamente scosso l’Italia, rivelando non solo l’orrore di un omicidio, ma anche le intricate dinamiche psicologiche che lo circondano. Condannata a vent’anni di carcere per aver ucciso la sorella e tentato di assassinare i genitori, il suo percorso di vita è stato oggetto di un libro scritto dai criminologi Adolfo Ceretti e Lorenzo Natali, intitolato “Io volevo ucciderla”, pubblicato nel 2022 da Raffaello Cortina Editore. Quest’opera, che combina elementi di intervista e narrazione, ha fornito il materiale per il nuovo film di Leonardo Di Costanzo, “Elisa”, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia e attualmente nelle sale.

La trama del film “Elisa”

Il film, prodotto da Tempesta in collaborazione con Rai Cinema e distribuito da 01 Distribution, racconta la storia di una donna, interpretata magistralmente da Barbara Ronchi, che ha trascorso dieci anni in carcere per l’omicidio della sorella, un atto compiuto apparentemente senza motivo. Un elemento cruciale della trama è l’amnesia della protagonista riguardo ai dettagli dell’omicidio, che la porta a intraprendere un percorso di auto-scoperta e comprensione attraverso un incontro con un criminologo, interpretato da Roschdy Zem. Questa interazione diventa il catalizzatore per una profonda riflessione su se stessa e le sue azioni.

Il legame tra libro e film

Il legame tra il libro e il film è affascinante e complesso. Lorenzo Natali, uno degli autori del libro, ha spiegato che i colloqui con Stefania sono iniziati prima della pandemia di COVID-19. L’approccio metodologico adottato ha comportato interviste semi-strutturate, in cui si chiedeva a Stefania di raccontare le sue emozioni e i suoi pensieri prima del crimine. Tuttavia, il lockdown ha interrotto questi incontri, obbligando i criminologi a cercare nuove modalità di comunicazione. La transizione a incontri virtuali ha portato a una rivelazione sorprendente:

  1. Stefania ha iniziato a condividere una verità che contrastava con il racconto processuale.
  2. Ha ammesso di aver voluto commettere l’omicidio.
  3. Questo cambiamento nel suo modo di raccontarsi ha rivelato una “solitudine riflessiva” che ha influenzato profondamente il suo sviluppo personale.

Temi centrali nel libro e nel film

Il film trae spunto da queste dinamiche, inserendo un confronto con il criminologo come strumento narrativo per rappresentare quest’evoluzione. Al di là delle differenze tra la rappresentazione cinematografica e la realtà, come ad esempio la figura del padre, che nel film è descritta in modo radicalmente diverso da quanto accaduto nella vita reale, il cuore della storia rimane intatto. “Era una storia che Stefania non aveva mai potuto raccontarsi”, ha affermato Ceretti, sottolineando come il processo avesse imposto una narrazione in cui Stefania si percepiva dissociata e non in grado di ricordare.

Il passaggio dalla paralisi emotiva del senso di colpa alla responsabilità è un tema centrale sia nel libro che nel film. Questo cambiamento si riflette nel riconoscimento di Stefania del valore negativo delle sue azioni, così come nella presa di coscienza di essere la proprietaria della propria storia. Ceretti ha evidenziato come il percorso intrapreso da Stefania abbia costretto anche i criminologi a riconsiderare il loro approccio alla ricerca, integrando un elemento trasformativo e di accompagnamento al loro lavoro, che si riflette in modo esplicito nella trasposizione cinematografica.

In sintesi, la storia di Stefania Albertani, da un tragico omicidio a un percorso di comprensione e responsabilità, si intreccia con il lavoro di criminologi e cineasti, aprendo nuove prospettive su temi complessi come la giustizia, la responsabilità e il potere della narrazione. La necessità di un approccio di giustizia riparativa, auspicando che Stefania possa avere l’opportunità di confrontarsi con le vittime del suo gesto, rimane un obiettivo difficile ma necessario nel suo percorso di riabilitazione e consapevolezza.

Tiziana Nava

Sono una giovane redattrice di Cintura Ovest, appassionata di esplorazione e narrazione. Ogni giorno mi avventuro nel nostro territorio, alla scoperta di storie autentiche e sorprendenti delle persone che lo abitano. Credo fermamente che ogni incontro possa rivelare una nuova prospettiva e un racconto unico da condividere. Oltre alla mia passione per il giornalismo, nutro un amore profondo per la televisione e il mondo dello spettacolo. Mi piace seguire le ultime novità e analizzare come la cultura pop possa influenzare le vite quotidiane. Scrivere per Cintura Ovest mi offre l’opportunità di unire le mie due passioni, portando alla luce non solo le storie locali ma anche le connessioni con il panorama culturale più ampio. Quando non sono in giro a scoprire nuovi volti e luoghi, mi trovate immersa in una serie TV o a discutere degli ultimi eventi nel mondo dello spettacolo. Sono sempre pronta a raccontare e a far conoscere ciò che rende il nostro territorio così speciale.

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