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Categories: Spettacolo

Scoprire l’alienazione nel calore del cambiamento climatico: il film Don’t let the sun

Il film “Don’t Let the Sun”, diretto da Jacqueline Zünd, affronta tematiche di grande attualità, come l’alienazione sociale e il riscaldamento globale, in un contesto narrativo che si fa sempre più inquietante. Presentato al Festival di Locarno, il lungometraggio ha ricevuto il premio per la migliore interpretazione maschile, conferito all’attore georgiano Levan Gelbakhiani, per il suo straordinario ruolo nei “Cineasti del Presente”. La pellicola ci porta in un futuro prossimo, non troppo distante dalla nostra realtà quotidiana, dove il clima estremo e la fragilità dei legami umani si intrecciano in modo drammatico.

La trama ruota attorno a Jonah, interpretato da Gelbakhiani, un giovane di 28 anni che lavora per un’agenzia che offre relazioni umane su richiesta. In un mondo in cui le temperature sfiorano i 50 gradi nelle ore serali e le interazioni autentiche sembrano un lusso sempre più raro, Jonah si ritrova a diventare una figura paterna per Nika, una ragazza la cui madre ha scelto di crescerla da sola. Questo legame inizialmente inaspettato apre Jonah a nuove esperienze e a una comprensione più profonda di se stesso e del suo posto in un mondo che sembra aver perso il contatto con l’autenticità.

L’ispirazione dietro il film

Jacqueline Zünd, parlando del progetto, ha rivelato che l’idea originaria è nata durante un soggiorno in Giappone, dove ha scoperto l’esistenza di aziende che offrono la possibilità di noleggiare “contatti sociali”. Questa pratica, pur se inusuale, ha ispirato la regista a riflettere sullo stato delle relazioni umane nel contesto di un mondo sempre più influenzato da fattori esterni, come il cambiamento climatico. In un’intervista, ha affermato: “Ho cominciato a pensare alle nostre relazioni umane, come cambiano e come sono influenzate dal mondo esterno”.

Tematiche di alienazione e crisi ambientale

Il film non si limita a raccontare la storia di Jonah e Nika, ma utilizza il loro rapporto per esplorare una tematica più ampia: l’alienazione e la solitudine che affliggono molti in un’epoca di crisi ambientali. Il caldo opprimente costringe i personaggi a vivere di notte, simbolizzando una fuga dalla realtà e dalle proprie emozioni. La scelta di girare in location come Milano e Genova, in particolare nei complessi abitativi di Monte Amiata e delle “Lavatrici”, sottolinea l’intento di rappresentare architetture che incarnano la fragilità umana. La regista ha spiegato che l’architettura brutalista è stata scelta per esprimere visivamente questo concetto.

  1. Location: Milano e Genova
  2. Architettura: Brutalista
  3. Tematiche: Alienazione, crisi ambientale

Inizialmente, la regista aveva pensato di girare a São Paulo, in Brasile, una città famosa per la sua architettura brutalista. Tuttavia, a causa di complicazioni legate alla co-produzione e questioni politiche, la scelta è ricaduta su riprese aeree in Brasile, utilizzando effetti speciali per rimuovere le persone dalle strade e creare un’atmosfera di desolazione. Questo espediente visivo amplifica la sensazione di isolamento e impotenza dei personaggi, riflettendo il tema centrale del film.

Un’opera di riflessione sociale

“Don’t Let the Sun” non è quindi solo un racconto di relazioni interpersonali, ma anche una critica sociale alle conseguenze del cambiamento climatico e dell’indifferenza verso di esso. Le dinamiche familiari e le interazioni sociali si trovano in un contesto in cui la natura stessa sembra ribellarsi, evidenziando l’urgenza di affrontare la crisi climatica che già oggi colpisce il nostro pianeta. Zünd riesce a fondere questi elementi in un’opera che invita alla riflessione, ponendo domande scomode ma necessarie sulla nostra società.

Il film si distingue anche per la sua messa in scena visivamente accattivante, grazie a una fotografia che gioca con contrasti di luce e ombra, riflettendo il dualismo tra la vita notturna, ancora vibrante di possibilità, e il giorno che porta con sé il peso del caldo insopportabile. La scelta di ambientazioni architettoniche che evocano una certa malinconia serve a enfatizzare la desolazione emotiva dei personaggi.

In un mondo dove le relazioni genuine sembrano sempre più rare, “Don’t Let the Sun” ci costringe a riflettere sul valore delle connessioni umane e sull’impatto che il nostro ambiente ha su di esse. La pellicola di Jacqueline Zünd rappresenta così non solo una narrazione di alienazione, ma un appello a non perdere di vista l’umanità che ci unisce, anche di fronte alle sfide più ardue che la nostra società deve affrontare.

Tiziana Nava

Sono una giovane redattrice di Cintura Ovest, appassionata di esplorazione e narrazione. Ogni giorno mi avventuro nel nostro territorio, alla scoperta di storie autentiche e sorprendenti delle persone che lo abitano. Credo fermamente che ogni incontro possa rivelare una nuova prospettiva e un racconto unico da condividere. Oltre alla mia passione per il giornalismo, nutro un amore profondo per la televisione e il mondo dello spettacolo. Mi piace seguire le ultime novità e analizzare come la cultura pop possa influenzare le vite quotidiane. Scrivere per Cintura Ovest mi offre l’opportunità di unire le mie due passioni, portando alla luce non solo le storie locali ma anche le connessioni con il panorama culturale più ampio. Quando non sono in giro a scoprire nuovi volti e luoghi, mi trovate immersa in una serie TV o a discutere degli ultimi eventi nel mondo dello spettacolo. Sono sempre pronta a raccontare e a far conoscere ciò che rende il nostro territorio così speciale.

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