La situazione attuale del Leoncavallo, uno dei centri sociali più emblematici di Milano, è segnata da un clima di incertezza e preoccupazione. Marina Boer, presidente dell’associazione Mamme antifasciste del Leoncavallo, esprime il suo scoramento di fronte a una schiera di forze dell’ordine che bloccano l’accesso al noto centro sociale, in attesa dello sfratto programmato per il 9 settembre. Nonostante la consapevolezza della possibilità di un evento simile, Boer nutre ancora la speranza che “non sia la fine”, anche se riconosce che “ora è molto più difficile”.
Le radici storiche del Leoncavallo
L’associazione rappresentata da Boer è stata ufficialmente fondata dopo lo sgombero del 1989, ma le sue origini risalgono a eventi ben precedenti, come la tragica morte di Fausto e Iaio nel 1978. Questo episodio ha segnato profondamente la storia del Leoncavallo, dando vita a una comunità resiliente, desiderosa di rivendicare spazi di socializzazione e cultura. Purtroppo, molte figure fondatrici, tra cui Carmen De Mil, sono scomparse. De Mil ha ricevuto l’Ambrogino d’oro alla memoria nel 2022, un riconoscimento che testimonia il valore della sua lotta e del suo impegno.
La resistenza attuale
Davanti al Leoncavallo, una folla di manifestanti si è radunata, composta da persone di diverse età. Alcuni sono rimasti in città nonostante le ferie estive, mentre altri, più giovani, si sono sistemati per terra, giocando a carte. La situazione attuale è ben diversa rispetto al 1989, quando il Leoncavallo si oppose con veemenza allo sfratto. Luca Ghezzi, storico esponente del centro, ricorda quei momenti di resistenza attiva, sottolineando l’importanza di avere un “centro di aggregazione” che offre alle fasce più deboli un luogo di socializzazione.
Le attività promosse nel corso degli anni includono:
- Asilo sociale autogestito
- Corsi di italiano per stranieri
- Laboratorio di serigrafia
- Cucina popolare per garantire pasti ai meno abbienti
Il Leoncavallo è diventato un simbolo di accoglienza, offrendo riparo ai senzatetto durante l’inverno, anche a chi non possedeva documenti.
Verso un futuro incerto
Marina Boer ribadisce che il Leoncavallo “è un luogo che ha elaborato e proposto diversi modi di interazione sociale e di produzione culturale per cinquant’anni”. La sua visione si oppone alle tendenze speculative che caratterizzano la città, dimostrando che è possibile gestire spazi sociali in modi alternativi. Attualmente, si sta cercando di trattare con il Comune riguardo all’area di via San Dionigi, ma le risorse necessarie per la ristrutturazione sono considerevoli. Ghezzi osserva che “è sempre più difficile trovare uno spazio alternativo e ricominciare da capo”.
In conclusione, il futuro del Leoncavallo rimane incerto, ma la determinazione delle mamme e dei sostenitori del centro sociale è palpabile. La storia del Leoncavallo, ricca di impegno, passione e resistenza, rappresenta non solo una battaglia per la sopravvivenza di un centro sociale, ma anche per il diritto a un’esistenza culturale e sociale che non sia subordinata alla logica del profitto. La resilienza di chi ha fatto del Leoncavallo un luogo di aggregazione e creatività continua a ispirare chiunque creda nel valore della comunità e nella necessità di difendere gli spazi di libertà e espressione.