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Il Tevere, fiume simbolo di Roma, rappresenta molto più di un semplice corso d’acqua che attraversa la città eterna; è un palcoscenico di storie di lotta e resistenza. Il documentario “Tevere Corsaro”, diretto da Monica Repetto e Pietro Balla, è stato recentemente presentato nella sezione Confronti delle Giornate degli Autori alla Mostra del Cinema di Venezia. Esso racconta due battaglie emblematiche che si intrecciano con il destino di un territorio in pericolo, offrendo uno sguardo profondo su tematiche ambientali e diritti civili.
Monica Repetto ha descritto il progetto come “storie di Davide contro Golia”, dove i protagonisti non sono solo attivisti, ma persone comuni che si oppongono a un sistema spesso indifferente alle loro istanze. Questi individui si battono non solo per il loro diritto di vivere in un ambiente sano, ma anche per un’idea di terra e comunità che contrasta con gli interessi di chi detiene il potere, dai politici ai grandi costruttori.
Il documentario, realizzato dalla Deriva Film con il supporto di Film Commission Torino Piemonte – Doc Film Fund, è il risultato di oltre quattro anni di lavoro. Racconta di una Roma contemporanea caratterizzata da contraddizioni e sfide, come l’urbanizzazione selvaggia e la speculazione edilizia. Questi temi sono purtroppo attuali, anche alla luce delle recenti inchieste che hanno coinvolto Milano, ponendo interrogativi sulla pianificazione urbana e sul rispetto dei diritti dei cittadini.
Le storie principali del documentario sono quelle di Giulia e Sven, due figure emblematiche della resistenza ambientale. Giulia, giovane madre, ha scelto di tornare a coltivare la terra di famiglia nell’Agro romano dopo aver conseguito la laurea. La sua vita prende una piega inaspettata quando si oppone all’esproprio della sua terra, minacciata da un progetto immobiliare avviato da un consorzio. La sua determinazione si scontra con la burocrazia e l’indifferenza delle istituzioni, ma la sua passione per la terra e per il futuro dei suoi figli la spinge a continuare la sua battaglia.
Dall’altro lato, Sven, un cicloattivista norvegese che vive in Italia da tre decenni, e Mario, poliziotto e attivista della Fiab (Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta), si uniscono per combattere per il completamento del sentiero Pasolini. Questo percorso ciclopedonale, che si sviluppa per 24 chilometri all’interno della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano, è un omaggio al grande poeta e regista. Le storie di Sven e Mario, pur con le loro differenze di approccio e stile, si connettono in un obiettivo comune: la salvaguardia della natura e la promozione di un modo di vivere più sostenibile.
Il sentiero Pasolini non è solo un percorso da completare; è un simbolo di libertà e di connessione tra il passato e il presente. La lotta per la sua realizzazione affronta ostacoli logistici e pratici, ma il sogno di rendere questo spazio accessibile a tutti è una luce di speranza in un contesto spesso cupo. La natura, in tutta la sua bellezza, diventa per i protagonisti del documentario un rifugio e una fonte di ispirazione, un luogo da proteggere e valorizzare.
In “Tevere Corsaro”, Monica Repetto non si limita a raccontare le storie dei suoi protagonisti, ma offre anche uno sguardo critico sulla situazione attuale, evidenziando il contrasto tra il desiderio di preservare l’ambiente e le pressioni per la sua urbanizzazione. La cineasta sottolinea come la burocrazia possa diventare un vero e proprio ostacolo alla realizzazione di progetti che potrebbero giovare alla comunità e all’ambiente, rendendo la lentezza delle istituzioni una battaglia che si aggiunge a quelle già affrontate dai protagonisti.
Il documentario si presenta quindi come un viaggio attraverso il Tevere, un fiume che è un simbolo di lotta e speranza. La natura che circonda il fiume diventa un attore fondamentale nel racconto, invitando gli spettatori a riflettere sulla necessità di proteggere gli ecosistemi e i diritti delle comunità che vi abitano.
“Tevere Corsaro” è quindi un’opera che documenta le battaglie di singoli individui e si fa portavoce di un movimento più ampio, quello degli ambientalisti e dei difensori dei diritti civili. Nella lotta di Giulia, Sven e Mario si riconoscono le aspirazioni di molti, un richiamo a un impegno collettivo per un futuro che rispetti l’ambiente e i diritti di tutti. La sfida è grande, ma le storie di questi “combattenti” dimostrano che la resistenza è possibile e necessaria, anche quando si combatte contro i giganti.
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