Pippo Delbono svela la storia di Bobò: un viaggio di salvezza e rinascita

Nel 1995, una storia straordinaria ha preso forma all’interno delle mura del manicomio di Aversa, un luogo che per molti rappresentava la fine di un percorso. Qui, Pippo Delbono, regista e attore di fama, ha incontrato per la prima volta Bobò, un uomo che trascorreva la sua vita in silenzio e isolamento, affetto da sordità, analfabetismo e microcefalia. Un incontro che avrebbe segnato non solo la vita di Bobò, ma anche quella di Delbono, creando un legame profondo che sarebbe durato oltre vent’anni.

Bobò, il cui vero nome era Roberto, aveva passato 36 anni in una struttura psichiatrica, dove la sua comunicazione avveniva attraverso un linguaggio unico, fatto di gesti e suoni. Nonostante le sue limitazioni, Delbono ha subito percepito in lui una luce speciale. “Era felice. Ed è diventato sempre più felice”, racconta il regista, sottolineando come la gioia di Bobò sia cresciuta nel momento in cui ha avuto l’opportunità di lasciare il manicomio per entrare nel mondo del teatro.

il film dedicato a bobò

Oggi, a sei anni dalla morte di Bobò, Delbono ha dedicato un film a questa figura straordinaria, intitolato “Bobò”, presentato in anteprima mondiale al Festival di Locarno. La pellicola, parte della Selezione Ufficiale Fuori Concorso, è attesa nelle sale grazie a Luce Cinecittà, proprio in prossimità della Giornata Mondiale della Salute Mentale, il 10 ottobre. Questo film non è solo un omaggio, ma un racconto di una vita che ha ispirato e trasformato anche il regista stesso.

Delbono ricorda con affetto il talento di Bobò, definendolo un “mimo, un attore, un ballerino”. Nonostante la sua sordità, Bobò era in grado di percepire la musica e ballava con una grazia che lasciava senza parole. “Cambiavi canzone e lui continuava a ballare”, dice Delbono, testimoniando il potere del linguaggio del corpo e della musica nel superare le barriere della comunicazione. Per oltre vent’anni, Bobò è diventato una figura chiave nel teatro di Delbono, contribuendo a portare il suo messaggio di vita e speranza a un pubblico internazionale.

la comunicazione unica tra delbono e bobò

Il regista ha rivelato che la loro comunicazione non era affatto semplice. Ogni giorno era una sfida, un’opportunità per imparare a conoscere l’altro. “Parlavamo con gli occhi”, afferma Delbono, il quale ha trovato in Bobò un interlocutore unico e speciale. La loro relazione era caratterizzata da sguardi e gesti, creando un linguaggio privato che li univa in modo profondo e autentico.

Quando Bobò uscì dal manicomio, i medici pronunciarono una sentenza: “Resterà per sempre un bambino”. Ma Delbono vedeva in lui qualcosa di diverso. “Una parte di lui era straordinaria proprio perché lo era”, afferma il regista. Bobò non era solo un uomo con una disabilità, ma possedeva una saggezza e una profondità che spesso sorprendevano coloro che lo circondavano. In momenti di tensione all’interno della compagnia teatrale, era lui a farsi avanti per cercare di calmare gli animi, dimostrando una maturità inaspettata.

il potere del silenzio e dell’arte

Il silenzio di Bobò portava con sé un mistero, una dimensione che Delbono ha sempre trovato affascinante. “Il suo non parlare portava con sé un silenzio, il mistero del teatro”, scrive il regista, evidenziando come Bobò fosse un maestro nell’arte dell’interpretazione, anche senza parole. Le sue performance erano piene di emozione e significato, anche se lui stesso non sempre ne era consapevole. “Faceva interpretazioni bellissime e forse non lo sapeva nemmeno lui”, conclude Delbono, con un sorriso che tradisce l’affetto profondo per il suo amico.

Il legame tra Delbono e Bobò va oltre la semplice collaborazione artistica; è una testimonianza di come l’arte possa trasformare le vite e fornire un senso di salvezza. “Ci siamo salvati a vicenda”, afferma oggi Delbono, ricollegandosi a un periodo della sua vita segnato dalla scoperta di essere positivo all’HIV. La lotta di entrambi, unita dalla forza del teatro, ha dato vita a un’esperienza condivisa di resilienza e speranza.

Con “Bobò”, Pippo Delbono non solo rende omaggio a un amico, ma invita il pubblico a riflettere sul potere del teatro e sulla capacità di ogni individuo di superare le proprie limitazioni. La storia di Bobò è una celebrazione della vita, una testimonianza di come, attraverso l’arte e l’amore, sia possibile trovare un nuovo significato e una nuova gioia, anche nei momenti più bui.

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