La regista Anna Negri ha recentemente rilasciato un’intervista all’ANSA, in cui ha condiviso il suo profondo legame con la figura paterna attraverso il film “Toni, mio padre”. Presentato durante le Giornate degli Autori della Mostra del Cinema di Venezia, questo evento, che si svolge dal 27 agosto al 9 settembre, rappresenta una vetrina importante per opere che meritano di essere raccontate e ascoltate. Anna, classe 1964, affronta un tema delicato e personale: il difficile rapporto con un padre ingombrante e sempre assente, il quale ha vissuto una vita segnata dall’impegno politico, dalla prigione e dalla latitanza.
Il padre di Anna Negri: una figura controversa
Il padre di Anna, Toni Negri, è noto per essere stato un intellettuale e attivista politico, accusato in passato di essere il “capo occulto” del terrorismo italiano. Sebbene sia stato prosciolto da tali accuse, l’ombra del suo passato ha sempre accompagnato la sua vita e quella della sua famiglia. Anna riflette su come la sua infanzia e giovinezza siano state influenzate dalla figura paterna, che ha trascorso gran parte della sua vita in prigione o in fuga, lasciando un vuoto incolmabile nella vita della figlia.
Le parole di Anna risuonano forti e chiare quando parla delle mancanze che prova nei confronti di suo padre: “Le cose che più mi mancano di mio padre sono la sua ironia e la sua capacità di analisi del mondo.” Queste frasi evidenziano non solo l’affetto che la regista prova per il genitore, ma anche il desiderio di un dialogo che non è mai potuto avvenire nella sua interezza. La mancanza di un padre presente ha influenzato il suo modo di vedere il mondo e ha plasmato la sua personalità e il suo lavoro artistico.
Un’opportunità di dialogo
Il film “Toni, mio padre” si propone di colmare questo divario, offrendo una rara opportunità di dialogo tra padre e figlia. La narrazione si svolge a Venezia, una città ricca di storia e fascino, dove Anna e Toni si ritrovano sei mesi prima della sua morte, avvenuta il 16 dicembre 2023 a Parigi. In questa cornice suggestiva, la regista cerca di recuperare il tempo perduto e si confronta con le ombre del passato, tramandando una narrazione intima e sincera.
Anna ha spiegato che il film rappresenta per lei un’opportunità unica: “Era un’occasione per chiarirmi con mio padre rispetto ad alcune cose successe e ne avevo anche l’urgenza perché era ormai molto vecchio.” Questa urgenza di chiarimento è palpabile e fa da filo conduttore all’intera opera.
Temi universali e importanza del racconto
La realizzazione del film non è stata priva di sfide emotive. Anna ha confessato che, rivedendo suo padre, ha compreso quanto fosse stata dura con lui in passato. “Forse potevo essere un po’ meno dura con lui,” ha detto, suggerendo che il suo ruolo di regista ha influenzato il modo in cui ha vissuto quei momenti. Nonostante le difficoltà, Toni ha accolto con entusiasmo il progetto e si è mostrato disposto a collaborare, mostrando una fiducia che ha sorpreso e commosso Anna.
La pellicola, distribuita da Wanted, non si limita a raccontare una storia personale, ma si inserisce in un contesto più ampio, toccando temi universali come la ricerca di identità, il perdono e la riconciliazione. La figura di Toni Negri diventa simbolo di una generazione che ha lottato per le proprie convinzioni, ma che ha anche pagato un prezzo altissimo per le sue scelte.
In un mondo che sembra sempre più buio e incerto, le parole di Anna risuonano come un inno all’idealismo: “Mi manca poi il suo idealismo e in un mondo che si fa sempre più buio è bello pensare che c’erano persone fatte così.” Con “Toni, mio padre”, Anna Negri non offre solo un ritratto intimo di una figura paterna, ma invita anche il pubblico a riflettere su un passato che continua a influenzare il presente, creando un ponte tra generazioni e storie che meritano di essere raccontate e ascoltate.