La Val di Susa, conosciuta per le sue bellezze naturali e per la sua storica opposizione alla costruzione della linea ferroviaria ad alta velocità (TAV), è tornata al centro dell’attenzione per una giornata di intense proteste. Ieri, migliaia di attivisti del movimento No Tav hanno organizzato una dimostrazione che ha portato a disordini significativi, con l’occupazione dell’autostrada Torino-Bardonecchia e atti di violenza che hanno coinvolto i cantieri dell’alta velocità. La tensione ha raggiunto il culmine in prossimità del cantiere di San Didero, dove sono stati segnalati incendi e danni materiali consistenti.
La protesta e i disordini
Le manifestazioni hanno avuto inizio con l’occupazione dell’autostrada, dove i partecipanti hanno bloccato il traffico creando un ingorgo e impedendo il passaggio ai veicoli. Nella zona di San Didero, i manifestanti hanno fatto ricorso a metodi violenti, lanciando pietre e bombe carta contro le forze dell’ordine, che hanno risposto utilizzando idranti per disperdere la folla. La situazione ha preso una piega ancora più pericolosa quando alcuni attivisti sono riusciti ad abbattere le recinzioni del cantiere, accedendo all’area e appiccando fuoco a oggetti, tra cui bagni chimici, che erano stati installati per il personale del cantiere.
Un secondo gruppo di manifestanti ha dato fuoco a sterpaglie lungo il tracciato dell’autostrada A32, creando ulteriori difficoltà nel traffico e aumentando l’ansia tra gli automobilisti. La protesta si è poi spostata verso il sito di Chiomonte, dove anche qui si sono verificati lanci di oggetti contro le forze di polizia, rendendo la giornata di mobilitazione una delle più violente degli ultimi anni.
Le reazioni delle autorità
La reazione delle autorità non si è fatta attendere. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha descritto gli eventi come «vergognosi», sottolineando che questi atti di violenza non rappresentano una forma legittima di dissenso. In una nota ufficiale, Meloni ha dichiarato: «Questi atti sono guerriglia urbana indegna di una Nazione civile. Condanniamo con fermezza quanto accaduto e ci impegniamo a garantire che i responsabili siano puniti severamente».
L’ira del governo si è riflessa anche nelle dichiarazioni del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, che ha definito quanto accaduto un «vero e proprio atto di guerriglia urbana». Ha sottolineato l’importanza di isolare e reprimere tali estremismi, promettendo un impegno massimo per identificare tutti i coinvolti negli atti di violenza. Le sue parole sono state accompagnate da un forte sostegno alle forze dell’ordine, che hanno dovuto affrontare situazioni potenzialmente pericolose per mantenere l’ordine pubblico.
Anche Matteo Salvini, ministro delle Infrastrutture e vicepremier, ha espresso il suo disappunto, annunciando una visita imminente sul luogo degli scontri per mostrare solidarietà agli agenti di polizia. Ha dichiarato: «Nessuna tolleranza per i violenti, massimo sostegno alle forze dell’ordine». Queste dichiarazioni riflettono una crescente preoccupazione da parte del governo riguardo al deterioramento della sicurezza pubblica, specialmente in contesti di protesta come quello della Val di Susa.
Il movimento No Tav e le sue motivazioni
Il movimento No Tav, attivo da anni contro la costruzione della linea ferroviaria ad alta velocità, ha visto crescere le proprie fila nel corso degli anni, alimentato dalla preoccupazione per l’impatto ambientale del progetto e dalla percezione di una mancanza di dialogo da parte delle istituzioni. Sebbene le autorità abbiano cercato di giustificare il progetto come un passo fondamentale per lo sviluppo economico e infrastrutturale del Paese, molti residenti e attivisti sostengono che i danni ambientali e sociali supererebbero i benefici economici promessi.
La reazione del governo potrebbe accentuare ulteriormente le tensioni tra le autorità e il movimento No Tav, già storicamente critico nei confronti della gestione della sicurezza e della comunicazione istituzionale. Le manifestazioni nella Val di Susa non sono nuove; negli anni passati, la regione ha visto una serie di proteste, alcune delle quali sono sfociate in scontri con la polizia, evidenziando la frattura tra una parte della popolazione locale e le istituzioni nazionali.
A questo punto, è difficile prevedere come si evolverà la situazione. Le autorità si preparano ad affrontare eventi futuri, mentre i manifestanti continuano a far sentire la loro voce contro quello che considerano un progetto nocivo per l’ambiente e per la comunità. La questione TAV in Val di Susa rappresenta non solo un conflitto tra diverse visioni dello sviluppo, ma anche un simbolo di una più ampia lotta per la giustizia sociale e ambientale che attraversa l’Italia.