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Francesca e Giulio, due allevatori che operano sui monti della Tolfa, a soli 50 km dal Grande Raccordo Anulare, hanno intrapreso un percorso innovativo e sostenibile per l’allevamento del loro bestiame. Questa coppia ha scelto di adottare il pascolo brado, una pratica antica che rispetta la natura, i cicli della terra e il benessere degli animali. Ma la loro storia non è solo quella di due uomini e donne di campagna; è il simbolo di una lotta per la resilienza e la sostenibilità in un contesto dominato dagli allevamenti intensivi e dalla crescente domanda di carne a basso costo.
Il documentario “Cose che accadono sulla terra”, diretto da Michele Cinque, racconta la loro avventura e quella di molti altri piccoli allevatori, spesso invisibili nel grande panorama agricolo. Questa opera ha recentemente ottenuto prestigiosi riconoscimenti, tra cui il premio della distribuzione della Regione Lazio e il riconoscimento al 58° Houston International Film Festival nella categoria Feature Documentary. Il film, prodotto e distribuito da Lazy Film in collaborazione con Trent Film, ha anche ricevuto l’attenzione del Big Sky Documentary Festival in Montana, dove è stato selezionato in concorso.
Il tour di “Cose che accadono sulla terra” è partito dalle sale cinematografiche italiane e sta affrontando un percorso che lo porterà a diversi festival e arene, con l’obiettivo di sensibilizzare il pubblico sui temi legati alla crisi climatica e alla sostenibilità. Attualmente, il film è in programmazione al cinema Farnese di Roma e continuerà a viaggiare fino a dicembre, portando la voce di Francesca e Giulio in molte città italiane.
Francesca e Giulio hanno deciso di rispondere alle sfide della crisi climatica implementando una rivoluzione verde attraverso il pascolo rigenerativo. Questa tecnica, già diffusa in diverse aree del mondo come Australia, Africa, Messico e Stati Uniti, si basa su principi ecologici. Invece di utilizzare fertilizzanti chimici e pratiche agricole intensive, il pascolo rigenerativo mira a ottimizzare l’interazione tra suolo, piante e animali, generando benefici reciproci per l’ecosistema.
L’idea alla base di questa pratica è semplice: imitare il comportamento dei grandi erbivori selvatici, i quali migrano in risposta ai cambiamenti stagionali e alla predazione. Questo movimento costante dei pascoli accelera il ciclo di formazione dell’humus, favorendo la rigenerazione dei suoli e contribuendo al sequestro del carbonio. Secondo la Royal Society, questa pratica rappresenta una soluzione a basso costo e a basso contenuto tecnologico per mitigare i cambiamenti climatici, riducendo le emissioni di gas serra associate all’agricoltura convenzionale.
Il documentario di Michele Cinque narra anche la storia di Brianna, una bambina di sei anni, che vive con i suoi genitori in questa realtà rurale. Attraverso gli occhi di Brianna, il film esplora il legame profondo tra madre e figlia, rivelando le speranze e le ansie per il futuro in un mondo sempre più compromesso dalla crisi climatica. La presenza dei lupi, considerati antagonisti per la famiglia di allevatori, diventa un tema centrale nella narrazione, trasformandosi in una metafora del conflitto tra uomo e natura.
Il lavoro di Francesca e Giulio, documentato con grande sensibilità da Michele Cinque, non è solo una testimonianza di come sia possibile allevare in modo sostenibile, ma rappresenta anche un invito a riflettere sulle scelte alimentari e sull’impatto che queste hanno sul nostro pianeta. La loro esperienza nel pascolo rigenerativo è un esempio di come le pratiche agricole possono evolversi per affrontare le sfide del presente e del futuro, contribuendo a un’agricoltura più etica e rispettosa dell’ambiente.
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