La mattina di lunedì 30 giugno, i Campi Flegrei, una delle aree vulcaniche più attive e studiate d’Europa, hanno registrato una forte scossa di terremoto, avvertita anche nella città di Napoli. L’epicentro è stato localizzato nei pressi di Bacoli, un comune del Golfo di Napoli. Questo evento ha suscitato immediata allerta e preoccupazione tra la popolazione locale e gli esperti del settore. Carlo Doglioni, noto geologo e già presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), è stato interpellato da Il Messaggero per chiarire la situazione e il reale pericolo che si cela dietro questo evento sismico.
La situazione attuale dei Campi Flegrei
Doglioni ha sottolineato che non c’è nulla di nuovo in questo contesto: l’area dei Campi Flegrei è soggetta a un continuo sollevamento del suolo, attualmente di circa 15 mm al mese. Questo fenomeno, sebbene considerato di moderata intensità, è comunque indicativo di un’attività vulcanica in corso. Il geologo ha paragonato questa dinamica a un pistone che spinge verso l’alto, causando tensioni nella crosta terrestre, che periodicamente si manifestano in forma di terremoti.
Secondo l’esperto, la scossa di lunedì non ha incrementato il livello di pericolo, ma è parte di un quadro più ampio di rischi che si possono delineare per il futuro. Doglioni ha identificato tre principali scenari di rischio:
- Rischio sismico
- Rischio geochimico legato al rilascio di gas
- Rischio di eruzione vulcanica
Sebbene attualmente non ci siano segnali che il magma stia risalendo verso la superficie, la possibilità di un’uscita di magma non può essere esclusa, data la storia eruttiva dell’area.
Il contesto storico e la magnitudo
Per comprendere appieno la situazione, è utile considerare il contesto storico. L’ultimo evento eruttivo significativo nei Campi Flegrei risale al 1538, quando si verificò un’eruzione che portò alla formazione del cratere di Monte Nuovo. Questo episodio evidenziò il potenziale distruttivo della zona e la necessità di monitorare costantemente la sua attività. Oggi, grazie ai progressi nella sismologia e nella vulcanologia, gli scienziati sono in grado di osservare e analizzare le dinamiche di questo complesso sistema vulcanico in tempo reale.
Doglioni ha poi chiarito un altro punto cruciale: la questione della magnitudo. Molti media hanno riportato la scossa come la più forte degli ultimi 40 anni, ma il geologo avverte che la valutazione potrebbe non essere così semplice. La scala di magnitudo utilizzata per misurare i terremoti vulcanici differisce da quella utilizzata per i terremoti di origine tettonica. In particolare, Doglioni ha menzionato la “magnitudo duata”, un metodo di calcolo che tiene conto delle specifiche caratteristiche sismiche dei vulcani. In questo caso, un terremoto di magnitudo 4,6 nei Campi Flegrei corrisponde a un valore leggermente inferiore se confrontato con i terremoti dell’Appennino.
Monitoraggio e comunicazione
È importante considerare che i Campi Flegrei non sono un vulcano isolato. Fanno parte di un sistema vulcanico più ampio che include il Vesuvio e altre formazioni. Le interazioni tra questi vulcani possono influenzare l’attività sismica e vulcanica in tutta la regione. Pertanto, il monitoraggio costante e l’analisi dei segnali precursori sono essenziali per garantire la sicurezza della popolazione e fornire avvisi tempestivi in caso di un possibile incremento dell’attività vulcanica.
Il geologo ha anche sottolineato l’importanza di una comunicazione chiara e precisa con la popolazione riguardo ai rischi e alle misure di sicurezza da adottare. La paura e l’ansia possono facilmente diffondersi in situazioni di emergenza, ma è fondamentale che le informazioni fornite siano accurate e basate su evidenze scientifiche.
In sintesi, i Campi Flegrei rappresentano una zona di grande interesse per la ricerca vulcanologica e sismologica. La recente scossa di terremoto ha riacceso l’attenzione su questi temi, ma, come sottolinea il geologo Doglioni, è essenziale mantenere la calma e affrontare la situazione con un approccio scientifico e informato. Conoscere i rischi e le dinamiche del vulcano è il primo passo per tutelare la sicurezza e il benessere della comunità.