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Un episodio di aggressione verbale in sala operatoria ha scosso il Policlinico di Tor Vergata a Roma, portando alla ribalta la questione della violenza di genere nel settore medico. Marzia Franceschilli, chirurga del noto ospedale romano, è stata insultata dal primario Giuseppe Sica durante un intervento chirurgico, e la clip di quel momento increscioso è divenuta virale sui social network. In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, la dottoressa Franceschilli ha condiviso i suoi pensieri e sentimenti riguardo a questa esperienza, rivelando un profondo senso di ingiustizia e una mancanza di sostegno istituzionale.
«Mi sarei aspettata parole e prese di posizione chiare da parte dell’Ordine dei Medici e di alcune società scientifiche. Invece, ho trovato un silenzio inquietante», ha dichiarato Franceschilli, sottolineando la sua delusione per la mancanza di scuse da parte del primario. Nonostante l’assoluzione di Sica da parte del collegio dei garanti, la chirurga non si lascia abbattere e ribadisce il suo impegno per un cambiamento positivo nel suo ambiente di lavoro.
Franceschilli ha messo in luce una problematica più ampia, quella della disparità di genere nel campo della chirurgia. Ha affermato che il genere ha un peso strutturale nel settore, dove le donne sono spesso percepite come una minaccia. «Le donne che emergono sono spesso percepite come scomode», ha spiegato, evidenziando la necessità di un ambiente di lavoro più giusto e inclusivo.
La chirurga ha affrontato con determinazione la questione della violenza, sia essa verbale o fisica. «La violenza non va mai accettata o minimizzata. È un principio che non può essere negoziato», ha affermato. Questo episodio ha aperto un dibattito importante sulla necessità di rispetto e dignità nel luogo di lavoro e sul riconoscimento delle competenze femminili nel campo medico.
Il silenzio delle istituzioni, come l’Ordine dei Medici, ha sollevato interrogativi sull’impegno delle autorità nel combattere la violenza di genere e nel promuovere un ambiente lavorativo più inclusivo. Questo episodio rappresenta un campanello d’allarme per l’intero settore sanitario, che deve affrontare questioni di potere e discriminazione.
Franceschilli, con il suo coraggio e la sua determinazione, sta diventando un simbolo per molte donne nel campo della medicina. Le sue parole risuonano come un invito all’azione, non solo per le donne nel settore sanitario, ma per tutti coloro che credono nella necessità di un ambiente di lavoro più equo e rispettoso. La sua testimonianza sottolinea l’importanza di un dialogo aperto e di una riflessione profonda sulle dinamiche di genere e sulla cultura della violenza, che devono essere affrontate con urgenza.
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