Francis Charles Kaufmann, noto in famiglia come Charlie, è attualmente detenuto a Larissa, in Grecia, accusato dell’omicidio della compagna russa Anastasia Trofimova e della loro figlia, Andromeda. La sorella Penelope, in un’intervista rilasciata a Repubblica, non ha risparmiato parole dure nei confronti del fratello, descrivendolo come un “mostro” e un “manipolatore psicopatico”. La sua testimonianza offre uno sguardo inquietante su una famiglia segnata dalla violenza e dalla paura.
La preoccupazione della famiglia
La preoccupazione di Penelope per la sicurezza di Anastasia e della piccola Andromeda non era infondata. Quando Kaufmann annunciò di aver avuto una figlia con Trofimova, la famiglia iniziò a pregare, temendo per la vita delle due donne. Penelope ha dichiarato: “Sapevamo che Charlie era capace di tutto, e ora sappiamo che le ha uccise entrambe”. La procura greca sta indagando su un possibile “soffocamento dolce” come causa della morte di Anastasia. I segni sul collo della donna indicano una pressione che potrebbe essere stata esercitata con un cuscino o un sacco di plastica, strumenti di una violenza che ha lasciato segni indelebili.
Le indagini in corso
Le indagini, condotte dal procuratore aggiunto Giuseppe Cascini e dal pm Antonio Verdi, si concentrano anche sugli spostamenti di Kaufmann a Roma prima dell’arresto. La famiglia di Anastasia, attualmente in Russia, è in attesa di fornire informazioni cruciali, tra cui il numero di telefono della vittima, che potrebbe rivelarsi fondamentale per ricostruire gli eventi che hanno portato a questa tragedia.
Penelope non ha esitato a descrivere il fratello come un uomo capace di manipolare e ingannare. “Ci ha provato anche con mio fratello. È per questo che ha cambiato nome e ha abbandonato l’America”, spiega la sorella, evidenziando il comportamento violento e imprevedibile di Charlie. La sua affermazione che Kaufmann avrebbe ucciso sua figlia per coprire la morte della moglie mette in luce un quadro inquietante di una personalità disturbata, che ha sempre usato il suo fascino per ottenere ciò che desiderava.
Un ritratto di paura e violenza
La testimonianza di Penelope fa emergere un ritratto di una famiglia segnata dalla paura. “Eravamo terrorizzati da Charlie”, racconta. “Ci ha regalato i giorni più brutti della nostra vita”. Nonostante i legami di sangue, la sorella ha preso le distanze, dichiarando di non voler avere più contatti con lui. La sua infanzia è stata segnata da episodi di violenza, come quando Kaufmann le spezzò un dito da bambina. Questi ricordi dolorosi si intrecciano con la sua carriera, che Penelope descrive come un tentativo di rubare i talenti degli altri, piuttosto che di costruire qualcosa di autentico.
Kaufmann, nonostante le sue aspirazioni nel mondo del cinema, sembra non aver mai trovato la sua strada. Penelope spiega: “Non era un regista, ma si muoveva in quel mondo. Era laureato in film production e ha provato a vendere sceneggiature, ma non ha mai avuto successo”. La sorella racconta di come le sue idee siano state sfruttate da Charlie, il quale usava il suo carisma per guadagnare la fiducia delle persone. “Era capace di venderti i tuoi stessi vestiti”, aggiunge, evidenziando la sua abilità nel manipolare gli altri.
Penelope racconta anche di come la famiglia avesse cercato di supportare Kaufmann dopo la nascita di Andromeda, inviandogli denaro quando lui sosteneva di essere in difficoltà. “Mia madre, un angelo, gli mandava soldi ogni due settimane”, ricorda. Tuttavia, la verità è che Kaufmann ha sempre avuto una vita di inganni e truffe. “Ora sappiamo che probabilmente vendeva droghe”, confessa Penelope, esprimendo il dispiacere di una famiglia che si è sempre sforzata di mantenere un’immagine di serietà e decenza.
La comunicazione e l’arresto
La comunicazione con Kaufmann è avvenuta principalmente tramite email. “Qualche settimana fa mi aveva scritto che stavano tutti bene”, racconta Penelope, “ma il giorno dopo ha scritto che Anastasia lo aveva lasciato”. Solo pochi giorni dopo, Kaufmann è stato arrestato, ma Penelope è convinta che le due donne fossero già state uccise. “È un bastardo. Non avremmo mai pensato potesse fare del male a una bambina”, conclude, esprimendo il dolore e la vergogna di una famiglia distrutta dalle azioni di uno dei suoi membri.
La vicenda di Francis Charles Kaufmann si trasforma così in un dramma familiare, in cui la violenza e la manipolazione si intrecciano con i legami di sangue. La testimonianza di Penelope offre uno sguardo prezioso su un uomo che ha messo a rischio non solo la vita delle sue vittime, ma anche quella di coloro che lo circondavano, lasciando cicatrici profonde in una famiglia già segnata dalla tragedia.