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Un drammatico episodio ha scosso la Croce Verde di Cavallino-Treporti, a Venezia, dove Marco Castellano, un medico cardiologo di 65 anni, ha vissuto un’esperienza che ha messo in pericolo la sua vita. Già operato al cuore e portatore di quattro stent coronarici, Castellano ha avvertito un forte dolore al petto durante il suo turno di lavoro. Nonostante la sua lunga carriera e l’esperienza nella gestione di emergenze sanitarie, ha compreso immediatamente la gravità della situazione e la necessità di non trascurare i sintomi.
Il malore si è manifestato intorno alle 18:40, mentre Castellano si trovava nel Punto di Primo Intervento di Ca’ Savio. «Ho assunto i farmaci prescritti», ha dichiarato il medico, evidenziando di averli sempre con sé. Tuttavia, il dolore è aumentato, portandolo a prendere una decisione cruciale: recarsi al pronto soccorso di Jesolo per un elettrocardiogramma, fondamentale per escludere il rischio di un infarto.
Castellano ha lasciato il suo posto di lavoro esattamente otto minuti prima della fine del turno, fissato per le 20:00. Questa scelta ha innescato una serie di eventi che hanno portato al suo licenziamento, comunicato tramite una Pec che lo accusava di «grave inadempienza». Il medico ha contestato queste accuse, definendole «non vere», e da quattro mesi sta lottando per ottenere il reintegro.
La Croce Verde ha chiarito che non si è trattato di un licenziamento, ma di una revoca di un incarico libero professionale, giustificata dal venir meno del «vincolo fiduciario». Secondo l’organizzazione, Castellano sarebbe uscito dal Punto di Primo Intervento senza avvisare la direzione. Tuttavia, la sua versione dei fatti mette in luce criticità nella gestione della situazione.
Il medico ha raccontato di trovarsi in un contesto difficile, con l’unico infermiere presente, subentrato alle 19:30, costretto a lasciare il posto per rispondere a un’emergenza. Questo ha lasciato Castellano solo in una situazione critica, accentuando la gravità del suo malore. «Trovo grave che una persona che sospetta di avere un infarto venga lasciata sola», ha affermato, evidenziando la responsabilità della struttura nel garantire la sicurezza dei pazienti.
Dopo aver lasciato il Punto di Primo Intervento, Castellano ha informato la direzione dell’accaduto, inviando un messaggio alle 20:12 per avvisare della sua condizione e della necessità di assistenza medica. La risposta, però, è stata inaspettata e culminata in un licenziamento che lo ha lasciato sbalordito.
Castellano ha sottolineato che non ci sono stati screzi con la direzione prima di questo episodio e che era stato invitato a partecipare al matrimonio della direttrice. La lettera di interruzione del rapporto lavorativo conteneva accuse che il medico considera infondate, come l’affermazione che avrebbe lasciato il Punto di Primo Intervento aperto. Inoltre, la Croce Verde ha sostenuto che un bambino con febbre alta sarebbe passato durante la sua assenza, ma Castellano ha smentito categoricamente, ricordando che i pazienti pediatrici vengono normalmente indirizzati all’ospedale di San Donà di Piave.
La situazione si complica ulteriormente, poiché il medico ha fatto richieste di reintegro per oltre quattro mesi senza ricevere risposte concrete. «Non capisco come si possa giustificare un inadempimento grave per un allontanamento dovuto a potenziale crisi cardiaca», ha commentato Castellano, sottolineando l’assurdità della situazione. La sua vicenda solleva interrogativi sulla gestione del personale medico in situazioni di emergenza e mette in luce la necessità di garantire un ambiente sicuro e supportato per il personale sanitario.
La storia di Marco Castellano rappresenta un esempio delle sfide e delle responsabilità che i medici affrontano quotidianamente, non solo nella cura dei pazienti, ma anche nella difesa dei propri diritti professionali e della propria integrità.
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