Un recente episodio accaduto nell’astigiano ha attirato l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica. Un motociclista, coinvolto in un incidente, ha visto la propria patente revocata dopo essere risultato positivo alla cannabis. Tuttavia, la situazione ha preso una piega inaspettata grazie a un ricorso presentato contro il provvedimento della prefettura. Il legale del motociclista, l’avvocato Jacopo Evangelista, ha evidenziato che, nonostante la positività ai cannabinoidi, gli esami medici eseguiti immediatamente dopo l’incidente hanno dimostrato che il suo assistito era in uno stato di lucidità. Infatti, i medici hanno accertato che il motociclista non fosse «in stato di alterazione né da sostanze né da alcool», portando a una decisione sorprendente da parte del tribunale: la restituzione della patente.
Impatto del decreto Salvini sulle normative stradali
Questo caso è emblematico dell’impatto delle recenti modifiche al codice della strada italiano, introdotte dal decreto Salvini. Entrato in vigore all’inizio del 2025, questo decreto ha modificato le regole riguardanti il ritiro della patente per i conducenti risultati positivi ai cannabinoidi. Prima di queste modifiche, era necessario dimostrare che il conducente fosse in uno stato di alterazione al momento del controllo. Tuttavia, il nuovo codice ha eliminato questa condizione, consentendo alle autorità di procedere al ritiro della patente anche in assenza di segni di alterazione.
Il ricorso e il dibattito giuridico
Dopo aver ricevuto il provvedimento della prefettura, il motociclista ha deciso di impugnare la revoca della patente, sostenendo che la positività ai cannabinoidi non dovesse automaticamente comportare la perdita della licenza di guida. La decisione del giudice, che ha accolto il ricorso, ha suscitato un acceso dibattito sulle normative vigenti e sulla loro applicazione. Questo non è il primo caso che mette in discussione la legittimità delle nuove normative. Infatti, recentemente, il giudice per le indagini preliminari (gip) del tribunale di Pordenone ha sollevato la questione della legittimità costituzionale di alcune parti del decreto Salvini.
La questione della guida sotto l’effetto di sostanze
Le regole attuali sul ritiro della patente per conducenti positivi alla cannabis sono quindi oggetto di scrutinio. La precedente circolare del Ministero degli Interni, risalente a maggio 2025, sembra voler rivedere il criterio di sanzione. Secondo tale documento, le autorità dovrebbero dimostrare che la sostanza sia stata assunta in un periodo di tempo «prossimo» alla guida, restituendo una certa importanza al criterio dello stato di alterazione psico-fisica. Tuttavia, il Ministero dei Trasporti ha smentito che questa circolare fosse in contraddizione con il decreto Salvini, contribuendo a creare confusione tra le varie istituzioni e tra il pubblico.
L’argomento della guida sotto l’effetto di sostanze psicoattive è di crescente rilevanza in Italia e nel mondo. Con l’aumento della legalizzazione della cannabis in molti Paesi, le normative stradali si stanno adattando a una nuova realtà. In Italia, il dibattito su come gestire la questione è ancora aperto e suscita opinioni contrastanti tra i cittadini e le autorità. Mentre alcuni sostengono che il ritiro della patente debba essere automatico per chi risulta positivo, altri ritengono che siano necessarie condizioni più rigorose per proteggere i diritti dei conducenti.
In questo contesto, il caso del motociclista di Asti potrebbe essere solo la punta dell’iceberg di una discussione più ampia sulle normative riguardanti la guida sotto l’influenza di sostanze. Con le udienze e le decisioni legali che si avvicinano, è probabile che la questione della cannabis e della sua regolamentazione in relazione alla guida continui a far parlare di sé, alimentando un dibattito che tocca aspetti legali, etici e di sicurezza pubblica.