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La regista, attrice e produttrice britannica Trudie Styler ha recentemente condiviso la sua scoperta di Napoli, descrivendola come una vera e propria rivelazione. Durante la proiezione del documentario “Posso entrare? An Ode to Naples” all’Istituto Italiano di Cultura di Los Angeles, Styler ha espresso la sua emozione e la nuova consapevolezza che ha acquisito: “Non ho solo realizzato un film, ma me ne sono innamorata”. Questa affermazione racchiude l’intensità del suo legame con la città partenopea, un amore nato durante le riprese del documentario.
Il film è stato realizzato in collaborazione con Dante Spinotti, un maestro della cinematografia, due volte candidato all’Oscar. Styler ha affermato: “Avere lui dietro la camera è stato un regalo”, sottolineando l’importanza di avere un professionista di tale calibro al suo fianco. Spinotti, noto per il suo lavoro in film come “Il Postino” e “L.A. Confidential”, ha contribuito a dare vita alle visioni di Styler, creando una narrazione visiva che riflette la complessità e la vitalità di Napoli.
Styler ha rivelato di non conoscere affatto la città prima di questo progetto: “Ho lavorato a Roma; ho partorito uno dei miei quattro figli a Pisa; io e Sting abbiamo una casa in Toscana e produciamo vino. Sono stata spesso nella costiera amalfitana. Ma perché non mi ero mai fermata a Napoli?”. Questa riflessione l’ha spinta ad accettare la proposta di Rai Cinema e Mad Entertainment, che le hanno fornito “carta bianca” per esplorare e raccontare Napoli a modo suo. “Mi sentivo come davanti a una tela immacolata, con solo il desiderio di capire questa città complessa e vitale”, ha aggiunto Styler, evidenziando il suo approccio aperto e curioso.
Il titolo del documentario, “Posso entrare?”, è emblematico del processo di scoperta e ascolto intrapreso da Styler. La regista ha bussato a porte e finestre nei vicoli e nei palazzi di Napoli, immergendosi in una realtà ricca di storie e volti. “Mi sentivo sempre rispondere: ‘Sì, entra, vieni'”, ha raccontato, creando uno spazio di fiducia e apertura dove le persone hanno potuto condividere le loro esperienze.
Il documentario presenta una varietà di voci, tra cui:
Queste storie toccanti arricchiscono ulteriormente la narrazione del documentario, che è stato prodotto da Big Sur, Mad Entertainment, Rai Cinema e Luce Cinecittà.
Il film ha già debuttato alla Festa del Cinema di Roma e sarà presentato nel 2024 al Museum of Modern Art (MoMA) di New York, segnando un traguardo significativo per Styler e per la cultura napoletana. L’inizio del film è segnato da una sequenza del rapper Clementino, che in un brano di tre minuti riesce a riassumere 3000 anni di storia di Napoli. Styler ha spiegato che non voleva dare una lezione di storia, ma piuttosto raccontare le radici della città: “Sotto la doccia ho avuto l’idea di farlo con un rap”.
Un momento particolarmente emozionante è il cameo di Sting, che suona una chitarra realizzata con legno recuperato dai barconi dei migranti. Styler ha rivelato che non è stato difficile convincerlo, poiché Sting è sempre stato attivo in campagne umanitarie.
Infine, Styler ha condiviso un aneddoto divertente sulle riprese, rivelando la sua nuova abitudine al caffè: “Non ho mai bevuto tanto caffè nella mia vita. Ogni ora un espresso. Ho sviluppato una specie di dipendenza”. Questo dettaglio non solo mette in luce la cultura del caffè a Napoli, ma evidenzia anche come la città abbia influenzato profondamente la vita quotidiana della regista, rendendo la sua esperienza ancor più autentica e personale.
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