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La storia di José Lizàrraga Picciotti, un medico coinvolto in un caso giudiziario legato a interventi chirurgici non autorizzati, ha suscitato un ampio dibattito nell’opinione pubblica italiana. La tragedia si è consumata in uno studio medico dove una donna ha perso la vita a causa di una liposuzione, un intervento che avrebbe dovuto essere effettuato solo in strutture adeguatamente autorizzate. L’ex moglie di Lizàrraga, Irina Cordova, ha deciso di rompere il silenzio, raccontando la sua versione dei fatti e le conseguenze devastanti che ha dovuto affrontare.
Irina, 59 anni, è una radiologa con due lauree e specializzazioni riconosciute in Italia. Da oltre trent’anni lavora nel nostro paese ed è iscritta all’Ordine dei Medici. La sua carriera, costruita con impegno e dedizione, è stata messa a repentaglio dalla vicenda del marito. In un’intervista rilasciata al Messaggero, ha chiarito che lei e le sue figlie si sentono distrutte dalla situazione. Nonostante siano separati da sette anni e stiano per concludere il divorzio nel gennaio 2024, Irina sostiene di non avere alcuna responsabilità nei fatti accaduti nello studio del marito.
La convivenza con un medico come José Lizàrraga non è stata priva di complicazioni. Irina ha rivelato che, nonostante la separazione, i due si sono trovati a condividere momenti difficili. “Sabato mi ha chiamato la polizia per chiedermi di restituire le chiavi dello studio. Sono sotto choc”, ha dichiarato. Nonostante la loro relazione sia giunta al termine, i rapporti tra i due rimangono cordiali. Tuttavia, la pressione sociale e gli insulti sui social media hanno amplificato il dolore per la perdita e la tragedia che ha colpito la famiglia della vittima.
La vita di Irina e delle sue figlie è stata stravolta dalla vicenda. “Mi trattano come una criminale. Ma non ero presente quando è morta quella ragazza”, ha spiegato, enfatizzando l’ingiustizia di essere associata a un evento così tragico. Irina ha inoltre rivelato che il marito ha sempre avuto una clientela composta principalmente da donne benestanti, molte delle quali erano straniere. Questo aspetto ha creato un legame particolare tra Lizàrraga e le sue pazienti, che spesso lo consideravano una figura quasi familiare.
Il medico, secondo quanto riferito da Irina, aveva un atteggiamento carismatico e talvolta si invaghiva di alcune delle sue pazienti. Era noto per la sua presenza post-operatoria, tanto da offrire ospitalità a chi aveva necessità di assistenza dopo gli interventi o addirittura pagare loro l’albergo. Questi legami hanno avuto un impatto negativo sul matrimonio di Irina e José, contribuendo a una crescente tensione tra i due.
Irina ha chiarito che lo studio era regolarmente autorizzato per piccoli interventi, ma non per operazioni invasive come la liposuzione. “Io mi occupavo solo dei trattamenti estetici, mentre lui era più interessato a operare”, ha spiegato. Quando i pazienti chiedevano pratiche estetiche, José li indirizzava verso Irina, creando confusione e contribuendo a far crescere la sua reputazione nel settore.
Dal punto di vista igienico-sanitario, Irina ha affermato che lo studio era a norma, con pareti rivestite di materiale igienico, strumenti sterili e protocolli rispettati. Lo spazio era stato precedentemente utilizzato come studio radiologico, quindi già predisposto per l’attività medica. Irina ha anche sottolineato che gli interventi per cui José è stato processato non sono mai stati eseguiti nello studio, bensì in strutture chirurgiche autorizzate.
Nonostante la sua lunga carriera e l’impegno profuso nel lavoro, Irina si trova ora a dover affrontare non solo il dolore personale della perdita e della separazione, ma anche l’ingiustizia di essere associata a un caso così complesso e tragico. Le sue parole evidenziano la fragilità delle relazioni umane e il modo in cui un evento può stravolgere vite intere, portando a conseguenze inaspettate e devastanti.
La vicenda di José Lizàrraga Picciotti e il racconto di Irina Cordova pongono interrogativi sulla responsabilità professionale e sulla necessità di garantire che gli interventi medici siano sempre eseguiti in condizioni di sicurezza e legalità. Mentre la giustizia fa il suo corso, le vite coinvolte rimangono segnate da un evento che non avrebbero mai potuto prevedere.
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