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Il caso di un ex imprenditore di 94 anni, R.C., detenuto nel carcere di Sollicciano a Firenze, solleva importanti interrogativi sul trattamento degli anziani nel sistema penitenziario italiano. Condannato a quattro anni e otto mesi per bancarotta fraudolenta, R.C. si trova a scontare una pena per un crac avvenuto quindici anni fa, con una condanna confermata solo pochi mesi fa. Nonostante la sua età avanzata e le condizioni di salute che richiederebbero una maggiore attenzione, la richiesta di detenzione domiciliare è stata respinta dal giudice di sorveglianza, Claudio Caretto.
La questione della detenzione di R.C. è complessa e va oltre la semplice applicazione della legge. Il giudice ha ritenuto che non ci fossero motivi sufficienti per un trasferimento ai domiciliari, nonostante le relazioni mediche evidenzino i rischi legati alla detenzione di un uomo anziano. R.C. si muove con difficoltà e ha bisogno di assistenza, ma la sua condizione non è stata considerata critica. Questo ha portato a una decisione che ha sorpreso sia R.C. che la sua famiglia.
Il figlio di R.C. è stato avvisato dalle forze dell’ordine del trasferimento del padre in carcere. L’avvocato, Luca Bellezza, ha immediatamente presentato un’istanza di differimento della pena per motivi di salute e una richiesta di detenzione domiciliare, come previsto per i condannati con più di settant’anni. Tuttavia, il sistema giudiziario ha risposto negativamente. Bellezza ha descritto R.C. come un uomo combattivo, ma ha sottolineato l’urgenza di trovare una misura alternativa alla detenzione per il benessere del suo assistito.
La situazione di R.C. non è isolata, ma rappresenta un tema più ampio riguardante il trattamento degli anziani nel sistema penitenziario italiano. Le leggi attuali consentono ai detenuti di età superiore ai settant’anni di richiedere misure alternative, ma il processo decisionale può variare notevolmente. Il Garante regionale dei detenuti, Giuseppe Fanfani, ha espresso preoccupazione, affermando che R.C. non rappresenta più un pericolo per la società e che la sua permanenza in carcere è inappropriata.
La storia di R.C. mette in luce la necessità di riconsiderare le politiche penali nei confronti degli anziani. Con l’invecchiamento della popolazione e l’aumento dell’età media, è cruciale che il sistema giuridico prenda in considerazione le esigenze specifiche di individui come R.C., che affrontano non solo una pena, ma anche il peso della detenzione in un’età in cui la fragilità fisica è sempre più evidente. La vicenda potrebbe quindi rappresentare un caso emblematico per un cambiamento significativo nella legislazione e nelle pratiche penitenziarie italiane.
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