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La questione dello spionaggio informatico in Italia sta suscitando un acceso dibattito, specialmente dopo le rivelazioni dell’azienda israeliana Paragon, produttrice del controverso spyware Graphite. Questo software è accusato di aver spiato circa 100 persone, tra cui il giornalista Francesco Cancellato. In una nota ufficiale, Paragon ha affermato di aver offerto al governo italiano e al Parlamento l’opportunità di indagare sull’uso del proprio sistema contro Cancellato, ma le autorità italiane hanno rifiutato questa possibilità. Tale rifiuto ha sollevato interrogativi e sospetti di una possibile copertura.
La notizia ha portato Haaretz, una testata israeliana, a riportare che Paragon ha deciso di rescindere i contratti con l’Italia, non volendo più essere associata a un contesto problematico. Il governo italiano ha risposto che la proposta di Paragon non era accettabile, evidenziando che avrebbe comportato “pratiche invasive, non verificabili nell’ampiezza, nei risultati e nel metodo”.
Il Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) ha confermato la rescissione del contratto, chiarendo che non si è trattato di una decisione unilaterale, ma di un accordo condiviso. Le agenzie di intelligence Aise e Aisi hanno sospeso l’uso di Graphite in attesa di accertamenti. Dopo un’attenta analisi, si è giunti alla decisione di rescindere i rapporti con Paragon per non compromettere la reputazione delle agenzie.
Matteo Renzi, leader di Italia Viva, ha commentato la vicenda definendola un caso di “Watergate italiano”. Ha accusato il governo di Giorgia Meloni di distruggere lo stato di diritto in Italia, sostenendo che lo spionaggio illegale contro Cancellato solleva interrogativi gravi sulla trasparenza e sull’integrità del governo. Renzi ha chiesto un’udienza pubblica in Parlamento, piuttosto che in segreto nel comitato per i servizi segreti.
Mentre la tensione aumenta e il dibattito pubblico si intensifica, la questione di come e perché il governo italiano abbia scelto di non indagare sull’uso di Graphite rimane centrale. Questa situazione riflette una crisi di fiducia tra il governo e la cittadinanza, specialmente in un momento in cui i diritti fondamentali e la libertà di stampa sono sotto pressione.
Con le elezioni europee all’orizzonte e una crescente disillusione nei confronti delle istituzioni, la vicenda Paragon potrebbe avere ripercussioni significative sulla scena politica italiana. Man mano che emergono nuove informazioni e che il dibattito si intensifica, molti si chiedono quale sarà il futuro della sorveglianza in Italia e come il governo risponderà alle crescenti richieste di trasparenza e responsabilità.
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