Italia di Spalletti ko a Oslo: il sogno Mondiale 2026 si allontana

È una notte che rischia di segnare indelebilmente la storia del calcio italiano. L’Italia di Luciano Spalletti ha subito una pesante sconfitta contro la Norvegia, un risultato che non solo complica il percorso verso il Mondiale 2026, ma riapre ferite già profonde nel cuore dei tifosi azzurri. Questo incontro, giocato all’Ullevaal Stadion di Oslo, si è trasformato in una vera e propria debacle, aggiungendo un ulteriore capitolo alle delusioni che caratterizzano la Nazionale negli ultimi venti anni, ad eccezione della gloriosa vittoria agli Europei del 2021.

La sconfitta e i limiti della squadra

La sconfitta per 3-0 inflitta dalla Norvegia, guidata dall’astro nascente Erling Haaland, evidenzia i limiti di una squadra che sembra aver smarrito la propria identità. Gli azzurri sono stati travolti non solo nel punteggio, ma anche nel gioco, mostrando fragilità e insicurezze che hanno messo in evidenza le contraddizioni del sistema calcio italiano. Non è un caso che la presentazione del calendario della Serie A sia avvenuta a sole due ore dalla partita, un gesto che appare inopportuno e che ha sollevato più di qualche polemica.

I segnali di nervosismo e le prospettive future

Le premesse per una serata difficile c’erano tutte, e i segnali di nervosismo di Spalletti, evidenti nei suoi sorrisi forzati durante la settimana di preparazione, hanno trovato conferma sul campo. La Nazionale italiana si trova ora a dover affrontare un lungo e tortuoso percorso verso i playoff, con la prossima partita contro la Moldova che si preannuncia cruciale per il futuro del gruppo.

  1. Debolezze difensive: il primo errore difensivo è costato caro, permettendo alla Norvegia di segnare.
  2. Mancanza di incisività: la reazione azzurra è stata timida, con un solo tiro pericoloso di Raspadori.
  3. Leadership assente: l’assenza di una vera e propria leadership in campo ha messo a nudo le debolezze della squadra.

La reazione della Norvegia e il dominio in campo

La Norvegia ha saputo sfruttare appieno l’occasione. Dopo aver partecipato ai Mondiali solo tre volte (1938, 1994 e 1998), la squadra di Stale Solbakken ha dimostrato di avere una voglia di rivincita palpabile. Durante il riscaldamento, i giocatori norvegesi si sono stretti in un abbraccio collettivo, mentre i tifosi riempivano gli spalti con un’atmosfera di grande entusiasmo. La presenza di re Harald V in tribuna d’onore ha ulteriormente caricato l’ambiente di aspettative.

Spalletti ha optato per un 3-5-1-1, con Raspadori in attacco e Frattesi in panchina, cercando di dare solidità al centrocampo con Barella e Tonali. Tuttavia, la strategia non ha dato i frutti sperati. I norvegesi, abili nel lasciarci il possesso palla, hanno colpito al momento giusto.

Il cammino verso il Mondiale 2026, che si svolgerà in tre paesi e che segna un’importante svolta nella storia del calcio, appare ora in salita per l’Italia. Le chances di qualificazione diretta sono ridotte al lumicino, e la prossima partita contro la Moldova si presenta come un crocevia decisivo per il futuro della Nazionale. I tifosi, già delusi da molteplici insuccessi, si chiedono se ci sia una via d’uscita da questo momento di crisi. La disfatta di Oslo non è solo un risultato sportivo, ma un campanello d’allarme per un’intera comunità calcistica che fatica a riconoscere la propria identità e il proprio valore nel panorama internazionale.

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