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Rita Preda, madre di Chiara Poggi, ha rilasciato un’intervista profonda e commovente al Corriere della Sera, in cui esprime il suo profondo dolore e la stanchezza nei confronti delle speculazioni infondate che circondano la vita e la morte della figlia. Chiara, tragicamente uccisa nel 2007 a Garlasco, è diventata un argomento di discussione per i media e un tema di gossip. Tuttavia, per Rita, la verità è ben diversa da quanto spesso viene raccontato.
«Guardi, mi creda: sono così stanca… Stanca di ascoltare e leggere di segreti, di gialli, di intrecci assurdi, di amanti, di falsità. Le giuro che non ne possiamo proprio più», esordisce Rita, con gli occhi pieni di lacrime. La madre di Chiara desidera chiarire che la figlia era una ragazza semplice e pulita, lontana da presunti segreti o relazioni clandestine. «Chiara era una ragazza pulita, semplice. Non si devono permettere di infangare il suo nome perché voglio ricordare a tutti che mia figlia è morta. È stata uccisa. Lei è la vittima, anche se molti se lo sono dimenticato», afferma con fermezza.
Le insinuazioni riguardo a presunti amanti e misteri sul passato di Chiara non fanno altro che aggravare il dolore di una madre già colpita da una perdita inimmaginabile. Rita si riferisce a un uomo di Garlasco, di cui si è parlato in vari articoli, come a un gossip della peggior specie, privo di fondamento e senza ritegno. «Quando finirà tutto questo?», si chiede, evidenziando come il clamore mediatico continui a distorcere la realtà e a ferire la sua famiglia.
Un aspetto particolarmente doloroso per Rita riguarda le sue nipoti, le gemelle Cappa, e il figlio Marco. «Anche le mie nipoti, Stefania e Paola: le attaccano in continuazione, cose esagerate, ingiuste, attacchi gratuiti», denuncia. Per quanto riguarda Marco, Rita sottolinea che c’è chi vede con sospetto perfino il suo silenzio. «Ma perché deve dire qualcosa per forza?», si chiede, difendendo il diritto di ogni membro della famiglia a vivere il proprio dolore senza pressioni esterne.
Uno dei punti salienti dell’intervista è la questione della famosa borsetta di Chiara, un oggetto che è diventato simbolico nel contesto della sua tragedia. Rita racconta di come, dopo un certo periodo, i carabinieri le abbiano restituito la borsa nera di Chiara con i suoi effetti personali, ma che successivamente, a casa di sua madre, sia avvenuto un furto che ha portato via piccole cose, compresi i soldi di Chiara. «Ma la borsetta è rimasta là, e poi quando sono tornata a casa l’ho portata con me», spiega.
Nonostante ciò, la borsetta è tornata a essere oggetto di discussione, con insinuazioni che suggeriscono un mistero attorno alla sua scomparsa. Rita ha sentito il bisogno di chiarire la situazione: «Ho chiamato il cronista che stava parlando del “mistero” in televisione e gli ho detto: guarda che la borsetta è qui. È venuto, l’ha filmata. Sembrava finita lì ma salta fuori il nuovo “giallo”: la borsetta bianca di Chiara, fotografata, che non si trova».
Rita, visibilmente frustrata da tutte queste speculazioni infondate, ha deciso di fare chiarezza anche su questo punto: «Ho controllato, non me la ricordavo. Mi sembrava che le borse ci fossero tutte. Poi mi è venuto un flash e l’altro giorno ho rimesso le mani nell’armadio di Chiara. In una borsa di carta che credevo piena di vestiti c’era la borsetta bianca. Quindi fine del mistero». Con questa affermazione, Rita intende dimostrare come molte delle narrazioni che circolano attorno al caso di Chiara siano basate su congetture e non su fatti concreti.
La madre di Chiara non si limita a difendere la memoria della figlia, ma lancia anche un duro attacco a chi continua a diffondere falsità e insinuazioni: «Sono stanca di tutto questo. E a chi diffonde falsità, cattiverie e insinuazioni su mia figlia dico soltanto una parola: vergognatevi». Le sue parole risuonano come un appello a tutti coloro che continuano a speculare su una tragedia già di per sé devastante per la sua famiglia.
In un contesto così carico di emozioni e dolore, Rita Preda si erge a custode della memoria di Chiara, determinata a difendere la verità e a combattere contro il fango che rischia di oscurare la luce della sua vita e della sua storia. La sua testimonianza è un invito a tutti a riflettere su quanto possa essere dannoso e distruttivo il gossip, specialmente quando si tratta di una tragedia umana.
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