Cannes celebra un’ottima annata: il festival brilla senza Italia e Usa

Il Festival di Cannes si è concluso con una celebrazione vibrante del cinema internazionale, nonostante l’assenza di opere significative da Italia e Stati Uniti. La presidente della giuria, Juliette Binoche, ha accolto con entusiasmo il regista iraniano Jafar Panahi, vincitore della Palma d’Oro per il suo film “A Simple Accident”, che affronta il tema del desiderio di vendetta contro un torturatore, risuonando profondamente con il pubblico e portando alla luce la resistenza a un regime oppressivo.

La cerimonia di premiazione ha visto discussioni animate tra i membri della giuria riguardo all’assegnazione dei premi. Il palmares è stato oggetto di dibattito fino all’ultimo momento, con difficoltà logistiche e un blackout che ha complicato ulteriormente la situazione. Tuttavia, il sipario si è chiuso su una serata memorabile, celebrando il potere unificante del cinema.

Celebrazione della comunità cinematografica

Il cocktail di chiusura ha rappresentato un momento di celebrazione per la comunità cinematografica, dove il linguaggio universale del cinema è stato festeggiato. Il regista galiziano Oliver Laxe, vincitore del Prix du Jury con “Sirat”, ha sottolineato l’importanza di un’identità condivisa nel mondo del cinema, dimostrando che la settima arte può unire le persone oltre le differenze culturali.

Premi e riconoscimenti

In questa edizione, i fratelli Dardenne hanno ricevuto il premio per la migliore sceneggiatura con “Jeunes Meres”. Anche se non hanno raggiunto il record della terza Palma d’Oro, hanno accolto con gioia i complimenti dai colleghi. La giovane attrice Nadia Melliti ha vinto il premio come migliore attrice per “La Petite Dernière”, un film che esplora l’amore tra donne e le sfide legate alla fede musulmana. La regista Hafsia Herzi ha enfatizzato l’importanza della collaborazione tra donne nel cinema, mentre il grande attore svedese Stellan Skarsgard ha firmato autografi, aggiungendo un tocco di glamour alla serata.

Riflessioni sul palmares

Thierry Fremaux, delegato generale del festival, ha espresso soddisfazione per il palmares, ma la sua risposta a una domanda sulla soddisfazione generale ha rivelato una certa insoddisfazione, soprattutto considerando che lo scorso anno la Palma d’Oro era andata a un film americano, “Anora”. Quest’anno, l’America è uscita a mani vuote, un segnale che potrebbe influenzare le future candidature agli Academy Awards.

Film come “Die My Love” di Lynne Ramsay e “Eddington” di Ari Aster hanno attirato attenzione, ma non hanno ottenuto premi. L’assenza di riconoscimenti per il cinema americano ha lasciato un senso di delusione, mentre il film di Panahi, pur avendo riscosso successo a Cannes, non sembra destinato a rappresentare l’Iran agli Oscar.

L’Italia, pur avendo partecipato con un film in concorso e due nella sezione “Un Certain Regard”, è rimasta a bocca asciutta. Questa situazione non è nuova per il cinema italiano, che ha faticato a imporsi a livello internazionale negli ultimi anni. Anche se ci sono state eccezioni recenti, come il premio per la sceneggiatura ad Alice Rohrwacher nel 2018, la realtà è preoccupante.

Il film “Testa o croce?” di Matteo Zoppis e Alessio Rigo De Righi ha suscitato interesse, mentre “Città di pianura” di Francesco Sossai non ha colpito la sensibilità della giuria. Alcune indiscrezioni suggeriscono che il cinema italiano stia lottando per affermarsi a livello internazionale, ma esempi recenti di successo, come “C’è Ancora Domani”, offrono un barlume di speranza.

In conclusione, questa edizione del Festival di Cannes ha messo in luce un’ottima annata per il cinema globale, con opere che riflettono le sfide e le complessità del mondo contemporaneo. La selezione di film ha dimostrato una crescente consapevolezza delle tematiche attuali, rendendo Cannes un punto di riferimento fondamentale per la settima arte, nonostante l’assenza di opere italiane e americane dalla cerchia dei premi.

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