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Il caso di Garlasco continua a tenere viva l’attenzione del pubblico, soprattutto dopo la recente richiesta della procura di Milano di sequestrare la società di investigazione SKP Investigazioni & Servizi di Sicurezza srl. Questa richiesta si inserisce in un contesto di indagini legate all’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto nel 2007, per il quale Alberto Stasi è l’unico condannato. La procura sta cercando di fare chiarezza su pratiche investigative che sollevano interrogativi sulla legalità e sull’etica.
Il pubblico ministero Francesco De Tommasi ha presentato la richiesta di sequestro al Tribunale del Riesame di Milano. La SKP Investigazioni è accusata di aver prelevato il DNA di Andrea Sempio senza il consenso necessario, in un’operazione commissionata dal professor Angelo Giarda, ex avvocato difensore di Stasi. Questo sviluppo ha suscitato un ampio dibattito riguardo le modalità di raccolta delle prove e la trasparenza delle indagini.
Oltre al prelievo del DNA, la SKP ha analizzato i profili social di Andrea Sempio, il quale aveva pubblicato contenuti significativi durante il processo contro Stasi. Queste informazioni potrebbero rivelarsi cruciali per la difesa e per contestare la condanna di Stasi. Tuttavia, il prelievo di campioni biologici da oggetti personali, come una tazzina da caffè e un cucchiaino, ha acceso un acceso dibattito sull’etica delle pratiche investigative.
Le indagini hanno portato all’archiviazione delle posizioni del legale di Stasi e di alcuni collaboratori della SKP, ma la procura di Milano è determinata a fare luce su quanto accaduto. La richiesta di sequestro della società è parte di un’inchiesta più ampia, che coinvolge pratiche di dossieraggio e investigazioni illegittime. Attualmente, la SKP non è più operativa, ma il suo rappresentante legale Daniele Rovini e l’ex consigliere Lorenzo Di Iulio sono coinvolti nella vicenda.
Il caso di Garlasco si arricchisce di un nuovo capitolo, sollevando interrogativi sulla verità riguardo alla morte di Chiara Poggi. Le anomalie emerse nel corso degli anni, dalle indagini iniziali ai processi, rendono difficile accertare la verità. Questo caso è diventato un simbolo di una giustizia che talvolta inciampa su scelte discutibili e sull’uso strumentale delle prove.
Con l’attenzione crescente da parte dell’opinione pubblica, il caso Garlasco potrebbe avere ripercussioni significative sul sistema delle indagini private in Italia. La procura di Milano continua a lavorare per fare chiarezza su una questione che coinvolge non solo il diritto, ma anche la dignità delle persone coinvolte e la ricerca di giustizia in un contesto complesso e drammatico.
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