La verità sulla morte di Enrico Mattei: smontiamo il mito del complotto

La morte di Enrico Mattei, presidente dell’ENI, avvenuta il 27 ottobre 1962 a Bascapè, continua a generare dibattiti e teorie del complotto, anche a distanza di oltre sessant’anni. Molti credono che la sua tragica scomparsa sia stata causata da un attentato, mentre esperti come Lupo Rattazzi, nipote di Gianni Agnelli, offrono un’interpretazione basata su fatti e evidenze concrete.

Mattei è stato una figura chiave nello sviluppo dell’industria petrolifera italiana, capace di sfidare i giganti del settore. Il suo aereo, un Morane-Saulnier, si schiantò mentre volava da Catania a Milano. Le circostanze di questo volo sono state oggetto di un’analisi approfondita, che ha portato a conclusioni significative. Secondo Rattazzi, l’aereo era stato mantenuto adeguatamente, ma presentava limitazioni, come l’assenza di protezioni antighiaccio e radar meteorologico, che hanno reso la situazione più difficile durante il volo.

Le condizioni del volo

Il decollo da Catania avvenne alle 17:00 in condizioni meteorologiche avverse. Dopo aver sorvolato l’Isola d’Elba, il comandante Irnerio Bertuzzi ricevette un bollettino meteo dal centro di controllo di Milano, che segnalava visibilità ridotta e condizioni di pioggia e nebbia. Nonostante queste difficoltà, Bertuzzi decise di proseguire verso Linate, poiché Mattei desiderava arrivare a Milano. Questo si rivelò un errore decisivo. L’aereo si trovava a una quota troppo elevata al momento dell’approccio e, durante la manovra finale, precipitò a causa di un errore di valutazione in condizioni già critiche.

Le indagini e le evidenze

Le indagini tecniche condotte dopo l’incidente non hanno trovato prove di un’esplosione o di un sabotaggio. Rattazzi sottolinea che non sono emerse lesioni sui corpi dei passeggeri attribuibili a un’esplosione in volo. La procura di Pavia ha dichiarato che non vi erano elementi sufficienti per avviare un’inchiesta su eventuali reati, confermando che il fatto non sussisteva.

Nonostante le evidenze, il complottismo ha preso piede, con diverse teorie che si sono diffuse nel tempo. È naturale che emergano sospetti e speculazioni di fronte alla morte di una figura così influente. Rattazzi evidenzia come molte di queste teorie siano alimentate da “pentiti di mafia”, giornalisti in cerca di scoop e politici desiderosi di criticare il sistema, tutti privi di basi concrete.

L’ipotesi dell’aereo gemello

Un’altra teoria che ha guadagnato attenzione riguarda l’ipotesi di un aereo gemello. Alcuni sostengono che l’aereo di Mattei non fosse l’unico in volo quel giorno e che un secondo velivolo, identificato con la sigla I-SNAI, fosse implicato in un piano di sabotaggio. Tuttavia, Rattazzi smonta questa tesi con documenti chiave. Attraverso registri di volo e libretti, ha dimostrato che il secondo aereo non era operativo al momento dell’incidente e che il pilota Bignardi non era coinvolto nel volo di Mattei.

I libretti di volo, recuperati grazie a un’istanza del figlio di Bignardi, confermano che l’ultima volta che il pilota aveva manovrato un Morane-Saulnier era stato otto giorni prima dell’incidente, mentre l’aereo in questione non volava da 23 giorni. Queste informazioni rendono poco credibile l’idea di un complotto orchestrato tramite l’uso di un velivolo gemello.

In sintesi, l’analisi delle circostanze della morte di Enrico Mattei, supportata da prove tecniche e documentali, suggerisce che la sua tragica fine sia dovuta a un insieme di errori umani e condizioni meteorologiche avverse, piuttosto che a un complotto mirato. La continua diffusione di teorie alternative, sebbene affascinante per alcuni, si basa su una mancanza di prove concrete e sull’interpretazione soggettiva degli eventi. La storia di Mattei rimane un capitolo importante della memoria collettiva, ma è fondamentale basare le discussioni su fatti e dati verificabili per evitare di cadere nella trappola del complottismo.

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