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L’emozionante storia di Evaristo Beccalossi, ex calciatore dell’Inter e della Nazionale italiana, ha catturato l’attenzione dei media e dei tifosi di calcio, non solo per il suo passato sportivo, ma anche per il drammatico episodio che lo ha colpito all’inizio di quest’anno. In un’intervista al Corriere della Sera, la moglie Daniela ha raccontato il viaggio difficile e commovente che ha vissuto accanto al marito, il quale è entrato in coma dopo un’emorragia cerebrale avvenuta in casa, il 10 gennaio 2023.
Beccalossi, un centrocampista di talento noto per il suo dribbling e la sua visione di gioco, ha trascorso 47 lunghissimi giorni in terapia intensiva, durante i quali le condizioni dei medici non lasciavano presagire nulla di buono. Daniela ha rivelato che i medici avevano avvisato la famiglia, dicendo: “Non sappiamo se arriverà a domani”. Queste parole pesanti e cariche di apprensione hanno segnato un periodo di angoscia per tutti i suoi cari.
Il 27 febbraio, però, è avvenuto un miracolo: Evaristo si è risvegliato. Questo risveglio ha sorpreso non solo la famiglia, ma anche l’intero ambiente calcistico, che ha sempre avuto un forte legame con l’ex calciatore. La moglie ha raccontato che tra i primi a ricevere la notizia del risveglio furono i suoi ex compagni di squadra, tra cui Gabriele Oriali e Walter Bordon. Entrambi hanno mantenuto un contatto costante durante il periodo di coma, dimostrando una sincera amicizia e supporto.
Il calore e l’affetto della comunità calcistica hanno giocato un ruolo cruciale nel percorso di Beccalossi. Daniela ha condiviso che il presidente dell’Inter, Giuseppe Marotta, ha fatto sentire la sua vicinanza, così come il presidente FIFA, Gianni Infantino, che ha inviato un messaggio vocale a Evaristo. “Evaristo era il suo idolo”, ha sottolineato la moglie, evidenziando l’importanza che Beccalossi ha avuto non solo nel calcio italiano, ma anche a livello internazionale.
Il risveglio di Evaristo ha segnato l’inizio di una nuova battaglia: quella della riabilitazione. A quasi 69 anni, Beccalossi si trova ora ad affrontare un lungo e impegnativo percorso per recuperare le sue capacità fisiche e cognitive. Daniela ha raccontato con un sorriso che, come ai tempi della sua carriera calcistica, anche in questo nuovo capitolo della sua vita Evaristo non sembra avere molta voglia di allenarsi. “Quando deve andare in palestra, sbuffa”, ha detto, descrivendo il suo spirito combattivo che però si scontra con la realtà della riabilitazione.
Nonostante le difficoltà, Beccalossi ha dimostrato di avere una grande forza d’animo. Qualche giorno fa, guardando fuori dalla finestra, ha espresso un desiderio che parla della sua voglia di tornare alla vita di prima: “Io voglio tornare a lavorare”. Questa affermazione racchiude una profonda motivazione e una determinazione che hanno caratterizzato la sua carriera sportiva. La sua passione per il calcio e il desiderio di rimanere attivo nella comunità sono chiari segni del suo spirito indomito.
Evaristo Beccalossi ha fatto parte di una generazione di calciatori che ha segnato la storia del calcio italiano. Dopo aver debuttato in Serie A con l’Inter nel 1972, ha giocato anche con il Brescia, il Bologna e il Verona, diventando un idolo per i tifosi e un esempio per i giovani calciatori. La sua carriera è stata costellata di successi, tra cui il trionfo in Coppa UEFA nel 1990 con l’Inter e il titolo di Campione del Mondo con la Nazionale nel 1982.
Nonostante il dramma vissuto, il supporto dei suoi ex compagni e della comunità calcistica ha dimostrato l’importanza dei legami che il calcio crea. In momenti difficili come questi, l’affetto e la solidarietà possono fare la differenza. La storia di Evaristo Beccalossi è anche quella di una comunità che si unisce per sostenere uno dei suoi membri più amati, un esempio di come lo sport possa unire le persone in modo profondo e significativo.
La strada verso la completa guarigione sarà lunga, ma la determinazione di Evaristo, unita all’amore della sua famiglia e dei suoi amici, rappresenta una luce di speranza. La storia di Beccalossi non è solo una testimonianza della lotta contro l’oscurità del coma, ma anche un esempio di resilienza umana e della forza che può derivare dall’affetto e dal supporto reciproco.
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