Lapo Elkann racconta il suo servizio militare da alpino: tra soprannomi e lavori domestici

Lapo Elkann, noto imprenditore e membro della storica famiglia Agnelli, ha recentemente condiviso i suoi ricordi legati all’esperienza come alpino di leva in un’intervista al Corriere della Sera. Questo periodo, trascorso tra il 1999 e il 2000, è stato per lui un capitolo fondamentale, ricco di insegnamenti e amicizie indimenticabili. Sebbene avesse programmato di partecipare alla 96esima Adunata nazionale degli Alpini a Biella, ha dovuto rinunciare a causa di impegni lavorativi. La manifestazione, che si è svolta dal 12 al 14 maggio 2023, ha visto la partecipazione di circa 400.000 persone, celebrando il profondo legame tra gli alpini e la loro comunità.

L’esperienza militare di Lapo Elkann

Durante il suo servizio militare, Lapo ha avuto l’opportunità di vivere a stretto contatto con la vita militare, allontanandosi dal suo stile di vita da jet-setter. Ricorda con affetto i momenti trascorsi con i suoi commilitoni, in particolare l’amicizia con Massimo Massenzio. «Sognavo di essere un alpino di truppa, senza privilegi», ha dichiarato Elkann, rivelando che suo nonno Gianni sperava in un futuro da ufficiale per lui. Tuttavia, un imprevisto legato ai tatuaggi lo ha escluso da questa possibilità, trasformandolo in un “alpino semplice”, una vera e propria penna nera.

La vita in caserma

L’esperienza di Lapo è stata caratterizzata da momenti che oggi ricorda con un sorriso. Ha avuto la fortuna di non essere riconosciuto all’inizio, il che gli ha permesso di vivere la naja come uno tra tanti. Tuttavia, la situazione è cambiata quando il suo legame con la famiglia Agnelli è stato rivelato. «Qualcuno mi ha preso di mira, un sottufficiale mi chiamava “agnellino”», ha raccontato. Questa esperienza lo ha costretto a imparare a farsi rispettare, affrontando le difficoltà con determinazione. «La naja ti insegna tanto, le differenze non esistono e a me ha permesso di crescere».

Ricordi di umiltà e fratellanza

Uno dei ricordi più vividi di Lapo è legato al periodo trascorso in mensa, dove il lavoro era particolarmente duro. «Era il servizio più duro», ha rivelato, raccontando di come, in un fine settimana, si fosse trovato a lavare decine di teglie e centinaia di piatti. Questo compito era stato assegnato dopo aver scambiato il turno di piantone con un commilitone per assistere a una partita di calcio con il nonno. I Vueffebì, i volontari in ferma breve, lo lasciavano spesso con i piatti sporchi, un’altra lezione di umiltà e pazienza. «Avrei voluto reagire, ma non l’ho fatto. Imparare a fare tutto e sopportare è stata un’altra grande lezione».

Un legame forte tra commilitoni

Lapo ha apprezzato molto il ruolo di mortaista, un compito che per lui ha significato essere il “più alpino degli alpini”. Servendo nel Secondo reggimento, battaglione Alpini Saluzzo, 106esima compagnia, ha vissuto momenti di grande orgoglio. «Eravamo gli unici che potevano tingersi gli anfibi di nero», ha ricordato. A 21 anni, Lapo si sentiva emozionato ogni volta che il gruppo gridava “Doi”, due in piemontese, schierati sul piazzale. La fatica del trasporto di pezzi di mortaio su per le montagne ha creato un legame forte tra i commilitoni. «Io non ero il figlio di qualcuno o il nipote di qualcun altro. Ero Lapo e basta, con i miei difetti e i miei pregi», ha sottolineato.

Ogni giorno portava le sue sfide, ma Elkann ha imparato a considerare la vita come un oceano, con onde di diverse dimensioni. «Un giorno c’è un’onda piccola, un altro grande, e tu devi imparare a surfarci sopra», ha spiegato, riflettendo su come ogni esperienza, anche le più difficili, abbiano contribuito a rafforzare il suo carattere e la sua personalità. La naja, quindi, non è stata solo un obbligo militare, ma un’esperienza di vita che ha forgiato un uomo, un imprenditore e un membro della storica famiglia Agnelli, preparandolo ad affrontare le sfide future con coraggio e determinazione.

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