Il cinema ha la straordinaria capacità di esplorare temi profondi e complessi, e il film La fossa delle Marianne, diretto dalla regista lussemburghese Eileen Byrne, non fa eccezione. Ispirato all’omonimo romanzo della biologa e scrittrice tedesca Jasmin Schreiber, il film, distribuito da Trent Film, affronta il delicato tema del lutto attraverso un road movie che unisce due personaggi di generazioni e background differenti: Helmut e Paula.
I protagonisti: Helmut e Paula
Helmut, interpretato dall’attore tedesco Edgar Selge, è un caratterista di grande esperienza noto per ruoli in film come The Experiment. Il suo personaggio è un uomo segnato dalla perdita, avendo perso sia la moglie che il figlio. Dall’altra parte, troviamo Paula, giovane biologa marina interpretata dall’attrice svizzera Luna Wedler, che rappresenta l’innocenza e la vulnerabilità di una generazione più giovane. La differenza di età tra i due protagonisti è simbolica: essa rappresenta le diverse fasi della vita e le varie modalità di affrontare il dolore.
Un viaggio verso la guarigione
Il legame tra Helmut e Paula nasce dalla loro incapacità di elaborare il lutto. Helmut, con il suo comportamento cinico, cerca di affrontare la sua tragedia personale attraverso un gesto estremo: il tentativo di trafugare l’urna della moglie defunta per seppellirla nel suo giardino. Questo atto disperato è emblematico della sua lotta contro il dolore, un dolore che ha segnato profondamente la sua vita e il suo modo di relazionarsi con il mondo.
Paula, invece, è perseguitata dal ricordo della morte del suo amato fratellino, annegato a Trieste. La giovane biologa marina studia la Fossa delle Marianne, ma il suo lavoro è costantemente oscurato da un incubo ricorrente. Si ritrova a combattere le acque profonde e scure insieme al fratello, un’esperienza che la fa sentire colpevole e responsabile della sua morte. La sua colpa la spinge a visitare regolarmente la tomba del fratellino, cercando di trovare un senso in una tragedia che sembra allontanarsi sempre di più dalla sua portata.
L’incontro e il viaggio
L’incontro tra Helmut e Paula avviene in un contesto inaspettato, proprio nel cimitero dove entrambi si recano per confrontarsi con il loro dolore. Questo primo incontro segna l’inizio di un viaggio avventuroso e catartico a bordo di un camper d’epoca, simbolo di libertà e fuga, ma anche di vulnerabilità. Durante il viaggio, emergono le differenze tra i due protagonisti: Helmut ama cantare le arie del Flauto magico di Mozart, mentre Paula sembra essere guidata da un’autodistruzione che la porta a mettere in discussione ogni aspetto della sua vita.
Nonostante i momenti di litigi e incomprensioni, il viaggio diventa un’opportunità per entrambi di confrontarsi con le proprie ferite e di ricostruire la propria identità. La regista Eileen Byrne riesce a catturare l’essenza di questo percorso, mostrando come il dolore possa unirci e come, attraverso la condivisione delle esperienze, si possano trovare nuove strade di guarigione.
Una storia di speranza
Il film non è solo un racconto di perdita, ma anche di speranza. Helmut e Paula, uniti dal “linguaggio comune dell’afflizione”, iniziano a costruire una sorta di famiglia, nonostante le loro differenze. L’idea di famiglia qui non è solo quella tradizionale, ma una connessione umana profonda, resa possibile dal riconoscimento reciproco del dolore e della vulnerabilità.
La colonna sonora, che include le arie di Mozart, gioca un ruolo fondamentale nel film, contribuendo a creare un’atmosfera che alterna momenti di leggerezza e di profondità emotiva. La musica diventa un linguaggio universale che accompagna i protagonisti nel loro viaggio interiore, permettendo al pubblico di entrare in sintonia con le loro esperienze.
Eileen Byrne, al suo esordio nel lungometraggio, dimostra una sensibilità particolare nel trattare questi temi complessi. Ambientare il racconto in un road movie, un genere tradizionalmente associato a scoperte e avventure, offre una nuova prospettiva sul lutto: non è solo un viaggio fisico, ma anche un percorso interiore verso la riconciliazione con il passato.
Con La fossa delle Marianne, Byrne invita il pubblico a riflettere su come affrontiamo il dolore e su come, anche nei momenti più bui, sia possibile trovare un senso di connessione e di appartenenza. La storia di Helmut e Paula è una testimonianza della resilienza umana e della forza dei legami che possiamo costruire, anche quando la vita ci mette alla prova.