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Cosa c’è nella terra di mezzo quando ci si trova a cavallo tra vita e morte? È in questo spazio sottile, tra luci e ombre, che Valerio Mastandrea posiziona il suo secondo film da regista, “Nonostante”. Un’opera che esplora non solo il tema del coma, ma anche la potenza dei sentimenti e delle relazioni umane, che persistono anche quando il corpo sembra abbandonare la lotta.
“Nonostante” ha aperto la sezione Orizzonti alla Mostra del Cinema di Venezia 81 e sarà nelle sale italiane a partire dal 27 marzo, distribuito da Bim. La pellicola, scritta da Enrico Audenino e dallo stesso Mastandrea, si inserisce in un filone cinematografico che affronta tematiche profondamente umane e universali, spingendo lo spettatore a riflettere sulla vita, sulla morte e su tutto ciò che si trova nel mezzo.
Il film segue la storia di un uomo in coma, interpretato dallo stesso Mastandrea, che è così profondamente legato alla sua stanza d’ospedale da esserne geloso. In questo stato di limbo, il protagonista ha la capacità di interagire con gli altri pazienti, che sono interpretati da attori del calibro di Lino Musella, Laura Morante, Justin Alexander Korovkin e Dolores Fonzi. Anche se i familiari e gli amici dei comatosi sono in trepidante attesa del loro risveglio, i malati stessi vivono, amano e creano legami tra di loro, dimostrando che la vita non è solo un fatto biologico, ma anche una questione di emozioni e relazioni.
Mastandrea, parlando del suo film, afferma: “Io sono un ‘Nonostante’ e come me siamo tanti al mondo. Persone che possono essere attraversate da un sentimento enorme e che possono accoglierlo”. Questa frase racchiude il cuore del messaggio del film: nonostante le avversità e le sofferenze, l’amore e l’amicizia possono fiorire anche nei momenti più bui. L’ispirazione per la storia è stata tratta da un passaggio del poeta Angelo Maria Ripellino, il quale descriveva la sua esperienza in sanatorio, sottolineando come tutti noi siamo “nonostante”, colpiti dalle tempeste della vita, ma sempre in cerca di un modo per resistere.
Il film non è solo una narrazione toccante, ma è anche una riflessione profonda su cosa significa realmente vivere. In un’epoca in cui la società è spesso focalizzata sulla produttività e sull’efficienza, “Nonostante” ci invita a rallentare e a considerare ciò che accade al di là della superficie. La vita in ospedale, sebbene possa sembrare statica e priva di eventi, è in realtà un palcoscenico ricco di emozioni, dove i legami si formano e si intensificano, dove il dolore e la gioia convivono in un delicato equilibrio.
Inoltre, il film affronta anche il tema dell’attesa, un elemento centrale nella vita di chi vive nella speranza di un risveglio. I familiari dei pazienti si trovano a dover affrontare una realtà che sfida le loro aspettative e le loro paure, e questo produce una tensione palpabile che permea l’intera opera. La regia di Mastandrea riesce a mantenere un equilibrio tra la tragedia e la commedia, permettendo agli spettatori di ridere e piangere insieme ai personaggi, in un alternarsi di situazioni che riflettono la complessità della vita stessa.
In “Nonostante”, la malattia diventa quindi un catalizzatore di emozioni e relazioni, un elemento che mette in discussione i valori e le priorità, invitando a una riflessione profonda su ciò che conta veramente. La vita, anche in un contesto di sofferenza, è ancora capace di amore, amicizia e connessione. Mastandrea ci offre dunque un’opera che, pur affrontando un tema difficile, riesce a trasmettere un messaggio di speranza e resilienza.
Così, “Nonostante” non è solo un film che si occupa di malattia e coma, ma una celebrazione della vita e dei legami che ci uniscono, un invito a non dare mai per scontato il potere dell’amore e dell’amicizia, nemmeno nei momenti più oscuri. La pellicola si propone come un’esperienza cinematografica unica e coinvolgente, capace di toccare il cuore di ciascun spettatore.
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